Le Olimpiadi Milano-Cortina del 2026 hanno fatto tornare prepotentemente d’attualità il tema del “Trenino delle Dolomiti”, grande protagonista delle Olimpiadi Invernali del 1956, allora “Ferrovia delle Dolomiti”, con un ruolo fondamentale nel trasporto di spettatori, atleti, organizzatori e, anche dell’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, che presenziò alla cerimonia d’apertura, in un momento in cui era stato deciso di chiudere la Strada Statale 51 di Alemagna per la paura che non riuscisse a sostenere l’enorme flusso di veicoli.
Il Trenino, che arrivò a trasportare fino a 7mila persone al giorno nella Conca Ampezzana, visse in quell’occasione il suo ultimo momento di gloria, perché finiti i Giochi, per un insieme di ragioni tra le quali anche il calo del traffico e la mancanza di investimenti, il suo declino divenne inesorabile.
Come ha voluto sottolineare Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno, ora la priorità è capire se un nuovo treno delle Dolomiti possa veramente risolvere parte dei problemi infrastrutturali del Bellunese; poi eventualmente bisognerà valutare quale potrebbe essere il tracciato migliore e analizzare i vincoli territoriali e paesaggistici e l’impatto dei cantieri e del rumore dei treni in transito. “Se invece si pensasse ad un trenino turistico, allora servirebbero considerazioni di altro genere”.
L’ipotesi di collegare in treno Venezia e Cortina, per poi proseguire verso Pocol, Tofane e Passo del Falzarego, sul modello dei trenini delle Alpi Svizzere, ha ripreso quota dopo il via libera alle Olimpiadi 2026, nella certezza della rinuncia alla riattivazione del vecchio tracciato della storica ferrovia Calalzo-Cortina-Dobbiaco, convertito oggi a pista da fondo in inverno e pista ciclabile d’estate.
Si è anche tenuto nella giusta considerazione il successo del progetto ferroviario della Provincia autonoma di Bolzano, che attraverso la riattivazione delle linee della Val Venosta e della Val Pusteria ha completamente cambiato la mobilità locale, con grande soddisfazione sia della popolazione delle valli che dei turisti.
Ora la nuova ipotesi si chiama “Agordino” e rappresenterebbe la quarta variante: in prima battuta infatti si era pensato al tratto Calalzo-Cortina, lungo la Valle del Boite, parallelo al vecchio tracciato; successivamente si era ragionato su un tracciato B, che partendo sempre da Calalzo permettesse di raggiungere Cortina attraverso Auronzo e la Valle d’Ansiei e un tunnel da Palus San Marco, ipotesi suggestiva ma poco praticabile; il terzo tracciato, un mix dei due precedenti, prevederebbe il passaggio per Auronzo con rientro attraverso un tunnel nella Valle del Boite e con tappa a San Vito di Cadore.
L’ipotesi “Agordino”, nata da una proposta dei sindaci dell’Unione Montana Agordina, farebbe emergere non pochi elementi d’interesse: tempi di percorrenza ridotti, centralità nelle Dolomiti, collegamenti con i diversi comprensori sciistici, mobilità d’interesse anche per il colosso dell’occhialeria di Agordo Luxottica e possibilità di usufruire di vari fondi stanziati per il territorio, tra i quali quelli per la tempesta Vaia.
Ora non rimane che attendere lo studio di fattibilità della Regione, che come ha ribadito in più occasioni il presidente della Provincia Padrin, “è l’unico strumento che ci consentirà di verificare se la ferrovia è un progetto realizzabile e soprattutto se il treno potrà essere il mezzo più utile per risolvere i problemi infrastrutturali del Bellunese”.