Mancano poche decine di chilometri, circa 160, al completamento degli oltre 2500 previsti per la realizzazione del North-Stream 2. Il nuovo gasdotto che si sta costruendo parallelamente al già esistente North-Stream, la “corrente del Nord”, con cui la Russia esporta il prezioso combustibile verso l’Unione Europea.
Proprio ora che la fine dell’opera è vicina, e che s’intravede la concreta possibilità per Mosca di veder crescere il suo export di gas verso Ovest, Washington scende però in campo e chiede sanzioni a livello europeo. Business is business. Gli Stati Uniti, dietro al paravento della libera concorrenza e del rischio di monopolio, bramano di poter vendere a più clienti europei possibili il loro gas liquefatto, lo shale gas – che tanto fece parlare per le problematiche ambientali, commerciali ed economiche.
Il problema di questo gas è che costa molto, molto di più di quello russo; e conviene a pochi. Washington ha però più di un motivo e di un interesse a sostenere questa industria nazionale, anche se al momento è anti-economica. Per farlo, ha però bisogno di mercati di sbocco. Guai se questi mercati scegliessero un rivale, sopratutto quando il rivale è quello di sempre, la Russia. E quando il confronto si sposta sul piano geopolitico, gli Stati Uniti sanno come essere persuasivi: forti degli oltre 60.000 militari in Europa, di cui la metà proprio in Germania.
Nel 2014, appellandosi ad un cavillo di un regolamento europeo – che sembrava scritto apposta per mettere i bastoni di traverso al progetto – gli Stati Uniti, nel pieno della crisi ucraina, riuscirono a far naufragare il progetto South-Stream, il gasdotto a marchio Gazprom che avrebbe dovuto portare il gas di Mosca fino all’Italia via Mar Nero, Grecia e Balcani. Al suo posto si fece il TAP (Trans Adriatic Pipeline), celebre per le polemiche in Puglia e che oggi porta in Europa gas dall’Azerbaijan via Turchia e Grecia.
Berlino, primo partner commerciale europeo della Russia, ha oggi tutto l’interesse che il North-Stream 2 si concluda quanto prima. Tuttavia, le ombre di nuove sanzioni americane, insieme alle furibonde polemiche di questo periodo su elezioni in Bielorussia e presunto avvelenamento di Navalny, metteranno in dubbio fino all’ultimo il compimento dell’opera.
Federico Kapnist