L’amministrazione Trump verrà sicuramente ricordata come quella più avversa alle relazioni con la Cina. Una rivalità coltivata giorno dopo giorno in seguito all’elezione dell’attuale presidente e che, a suon di dazi e politiche economiche, ha stravolto il rapporto economico tra le due Potenze; abbattendo la poderosa delocalizzazione industriale statunitense in Cina.
C’è però un altro tassello dell’intricato puzzle sino-americano, e che costituisce un punto di frizione sin dai tempi della proclamazione della Repubblica Popolare, nel 1949: Taiwan.
L’Isola, nota altrimenti come “Repubblica di Cina”, è stata vista per decenni dagli Stati Uniti come il legittimo rappresentante cinese, a dispetto del regime comunista insediato da Mao Tse Tung. E nella veste di acerrima rivale di Pechino, Taiwan, unico tassello mancante alla grande riunificazione cinese portata avanti dal “grande timoniere”, nei decenni scorsi è sempre stata sostenuta e armata da Washington.
Come però riporta un’inchiesta di “la Repubblica”, durante il mandato Trump, gli Stati Uniti hanno alzato l’asticella e venduto armamenti a Taiwan per la considerevole cifra di circa 13 miliardi di dollari. Non paghi, in odore di elezioni presidenziali, hanno rincarato la dose approvando, la settimana scorsa, la vendita di armamenti per 1,8 miliardi, concentrandosi su sistemi missilistici di difesa capaci, volendo, di raggiungere le coste cinesi.
La mossa non è certo stata gradita a Pechino, che ha subito annunciato come questo andrà ad incidere sulle relazioni sino-americane, con buona pace dei falchi anti-cinesi che siedono nei palazzi del potere a Washington.
L’escalation della tensione a Taiwan, a suon di crescenti passaggi di navi americane, da un lato, e di violazioni dello spazio aereo taiwanese da parte dei “caccia” cinesi, dall’altro, è palese. E lo scorso settembre aveva toccato un nuovo apice quando, una visita a Taiwan di un alto funzionario governativo americano (la prima di tale livello di cui si avesse memoria) era stata “salutata” da un’esercitazione militare cinese di fronte all’Isola.
Le imminenti elezioni americane saranno interessanti anche per il prosieguo delle relazioni con Pechino e per il futuro di Taiwan, eterna isola contesa.
Federico Kapnist