“Joe Biden è un usurpatore”. Trump non l’ha presa bene, per dirla con un eufemismo; e non ha intenzione né di concedere la vittoria né, tantomeno, di fermarsi qua. Minacciando azioni legali che possano rovinare la festa del presidente-eletto e ritardare il suo insediamento; ma dalle quali, in termini pratici, ha poco altro da aspettarsi.
Situazione paradossale quella degli Stati Uniti in queste elezioni; dove, grazie all’affluenza eccezionale (oltre il 60%, tantissimo per gli standard USA), Trump si trova sconfitto nonostante abbia preso quasi 71 milioni di voti. Un record assoluto; ma che non basta a vincere contro un altro record, quello infranto da Joe Biden, che con oltre 75 milioni di preferenze diventa il presidente USA più votato di sempre (tanto per dare qualche cifra, Trump vinse nel 2012 con quasi 63 milioni di voti; Obama nel 2008 e nel 2012 rispettivamente con 70 e 66 milioni; Bush jr nel 2000 e nel 2004 con 51 e 62).
La popolazione americana ha lanciato quindi un grande segnale di partecipazione e ha mostrato di avere gradito, nonostante tutto quel che si è detto e pensato di lui, la presidenza di Donald Trump. Un presidente che, partito sotto i peggiori auspici e mai amato dal potentissimo mondo dei media a stelle e strisce, ha però avuto l’innegabile merito di risollevare ampi strati dell’economia statunitense; indicando una via da cui sarà difficile staccarsi completamente.
Anche per il nuovo presidente, Joe Biden, 78enne democratico che corona così una lunghissima carriera politica iniziata oltre 40 anni fa. E che, da uomo moderato e di certo lontano dalle frange più radical del Partito Democratico, ha saputo catalizzare ampi strati dell’America arrivando a spuntarla – seppur di poco – anche in alcuni stati dove sembrava dover cedere il passo al presidente uscente. E che invece, già dalla serata di ieri, ha potuto ammirare ampie manifestazioni in suo onore nelle strade delle grandi roccaforte dem, dalla California a Washington e New York.
I primi messaggi di auguri hanno iniziato ad affluire a Washington dalle principali cancellerie occidentali, Italia inclusa – per mano del premier, Conte, e del presidente della Repubblica, Mattarella. Mentre Russia e Cina, prima di esporsi in messaggi d’auguri, sembrano voler aspettare la conclusione definitiva dello spoglio; insieme, forse, al definitivo appianamento delle divergenze che stanno portando Trump a fossilizzarsi sulle sue posizioni e a non voler mollare lo scettro del comando a cui, evidentemente, si era molto affezionato. Forse un po’ troppo.
Bye, bye Donald. Welcome Joe.
Federico Kapnist