Alla fine, com’era tutto sommato prevedibile, nella gara per la cessione di Stefanel, il commissario straordinario Raffaele Cappiello ha scelto Ovs, giudicando l’offerta avanzata dall’amministratore delegato Stefano Beraldo “migliorativa” rispetto a quella dell’altra cordata, Rossi Luciani- Vacchi. Nei prossimi giorni, dopo una verifica di tutti i dettagli con il management di Ovs, il dossier passerà al comitato di sorveglianza del Ministero dell’Economia e dello Sviluppo, per la conferma dell’assegnazione.
I dati strettamente economici dell’operazione non sono ancora noti, ma si sa già che gli ultimi 20 dipendenti rimasti in attività nello storico stabilimento di Ponte di Piave, gli altri sono già tutti in cassa integrazione, non rientreranno nei piani di ricollocamento dell’acquirente, circostanza per la quale è stata espressa forte preoccupazione da parte delle diverse sigle sindacali e, per la quale sarà previsto un incontro al Mise il prossimo 28 di dicembre.
Per quanto riguarda Ovs, la società ha appena approvato un aumento di capitale da 80 milioni di euro, destinato esplicitamente ad iniziative di crescita per linee esterne e quindi, a nuove acquisizioni. Il marchio Stefanel potrebbe così diventare funzionale per l’apertura di nuovi punti vendita all’estero, “come alternativa al marchio Zara”, con prezzi più contenuti. Sarebbe prevista anche l’entrata nel segmento del bambino.
L’operazione del gruppo veneziano, controllato dalla Tamburi Investment Parteners, di Giovanni Tamburi, è piaciuta ai mercati, anche in considerazione del fatto che, per gli analisti, “l’impegno di risorse per l’acquisizione di Stefanel è molto limitato e soprattutto relativo a punti vendita con opportunità di conversione nei formati dl gruppo”.