Tra il sindaco di Venezia e il ministro dell’ambiente Sergio Costa, è scoppiata la pace. Durante l’assemblea dell’Anci, Brugnaro aveva chiesto a Costa e Paola De Micheli un’accelerazione su varie questioni come lo scavo dei canali, il protocollo fanghi, le bonifiche di Marghera, il Porto e il Mose. E il ministro a stretto giro aveva replicato: “Nelle ultime settimane, ho firmato tutte le risorse economiche per il sito di interesse nazionale di Marghera, 172 milioni di euro perché veda la fine il percorso di bonifica di quel territorio”.
E sembra che il Sindaco abbia risposto ringraziando con un cuoricino. I primi 120 milioni dovrebbero arrivare già a dicembre, ottimo risultato per entrambi.
Poi ieri, c’è stato il ribaltone del Tar del Veneto, che ha dato ragione a Fincantieri, a discapito di Cimolai, mossa che potrebbe finalmente permettere la partenza dei lavori di manutenzione delle paratoie del Mose di Treporti, che sono sotto acqua dal 2013. Ora Fincantieri si augura che il Consorzio Venezia Nuova, che sta passando dalla stagione commissariale al nuovo liquidatore Massimo Miani, assegni la gara in tempi veloci, dato che la manutenzione del Mose è più che urgente.
Il bando del 2018 non era partito con il piede giusto, alle due gare avevano partecipato sempre le stesse tre imprese, Fincantieri, Cimolai e Brodosplit: nella prima gara erano stati esclusi friulani e croati, per la mancanza degli elevati requisiti di fatturato, richiesti, mentre a Fincantieri era stato contestato di non aver presentato tutta la documentazione.
Successivamente era stata riproposta la gara con una riduzione del tetto del fatturato, che aveva permesso a Cimolai di rientrare, mentre Fincantieri era stata esclusa per un errore nell’offerta tecnica. Ora il Tar ha riconosciuto che Cimolai non ha i requisiti richiesti e che l’errore di Fincantieri era stato generato dalla scarsa chiarezza del bando.
La stessa Cinzia Zincone, che auspica che le manutenzioni possano partire al più presto, perché sono stati riscontrati buchi e ossidazioni su alcune parti, che potrebbero metter a repentaglio la tenuta dell’intero sistema, ha ribadito: “ Abbiamo pagato l’opera perché duri cento anni, ma un po’ per la scelta di materiali scadenti da parte del vecchio CVN, un po’ i ritardi del nuovo, si sono creati dei problemi, che devono essere affrontati al più presto”.