Il rischio era che l’Iran, esasperato dalle sanzioni a marchio Trump, riprendesse ad arricchire l’uranio senza più permettere l’accesso agli ispettori dell’AIEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
Un rischio scongiurato, per il momento; con un accordo provvisorio tra l’Agenzia e la Repubblica Islamica raggiunto nel fine settimana e che permetterà agli ispettori di recarsi ad ispezionare i siti ritenuti sensibili. L’accordo durerà tre mesi; e pur essendo chiaro a tutti che non sarà una soluzione definitiva, costituisce un importante strumento temporaneo per scongiurare una esacerbazione della crisi.
Nel mentre, tutti auspicano che vi sarà spazio per raggiungere, o almeno delineare, un’intesa di più ampio respiro. Con l’America che dovrà essere protagonista in questo; imprimendo un cambio di rotta rispetto alle dure politiche della passata amministrazione repubblicana.
Il consigliere per la sicurezza nazionale USA, Jake Sullivan, ha ricordato come il nuovo presidente, Joe Biden, sia disposto a fare concessioni a Teheran e rivedere lo stralcio dell’accordo. Ma come questo passi indiscutibilmente per un rispetto degli accordi da parte dell’Iran. Il segnale è chiaro: se gli ayatollah pensano di spuntare qualche risultato attraverso un braccio di ferro con Washington, non vi è nessuna speranza. L’unico modo per ritornare all’accordo a firma Obama, il JCPOA, è attraverso una buona condotta e l’abbandono di velleità nucleari; interrompendo quindi immediatamente l’arricchimento dell’uranio ripreso lo scorso gennaio.
Federico Kapnist