Sono state spedite le prime lettere di sospensione per i sanitari che rifiutano il vaccino. E mentre i direttori generali delle aziende cercano soluzioni per evitare l’interruzione dei servizi, a Venezia si valuta la possibilità del tampone ogni 48 ore per gli insostituibili, quelli che in reparto servono, quindi a logica tutti.
“Io sono il medico di me stesso, vaccini sì, obbligo no, senza libertà di scelta non c’è democrazia”, era uno degli slogan che si sono visti in queste settimane. Ma ormai il tempo è scaduto per chi non ha ottemperato all’obbligo di vaccinarsi contro il Covid-19 – come imposto dal Decreto legge n. 44/2021-, dal 1° agosto chi non si sarà immunizzato o non presenterà validi motivi per evitarlo sarà sospeso.
Ad essere colpiti dal provvedimento, che rischia di mettere in ginocchio un sistema sanitario già parecchio fiaccato – saranno i dipendenti dell’Ulss Dolomiti (al momento sono 16 tra medici di base, pediatri e specialisti e 216 tra infermieri, Oss e tecnici di laboratorio).
Spiega la direttrice generale dell’Ulss, Maria Grazia Carraro: “Non sarà semplice individuare le soluzioni per non interrompere i servizi, ma ci stiamo lavorando. La commissione istituita per vagliare le posizioni dei dipendenti sta verificando di nuovo ciascun caso. Non c’è più margine, è una decisione non facile ma inevitabile”.
“Va da sé che la carenza di personale sanitario, di cui il servizio pubblico soffriva già in precedenza rispetto all’emergenza pandemica, è una problematica che non si può sottovalutare. Ed ecco che ricollocare in funzioni differenti (oppure sospendere) i sanitari no vax è una scelta che non verrà presa a cuor leggero. Piuttosto è l’estrema ratio a cui auspico di non dover giungere”, sottolinea il direttore generale dell’Usl Veneto orientale, Mauro Filippi.
Nel 2018 la Regione denunciava la mancanza di 1300 specialisti, senza dimenticare che si necessita anche di mille infermieri rispetto al fabbisogno quotidiano. Ragione per cui l’Uls Veneto orientale non ha ancora provveduto a sospendere nessuno dei propri 80 sanitari no vax (in particolare Oss ma anche medici ospedalieri e di famiglia, oltre che infermieri).
A Venezia, all’Ulss 3 Serenissima, i sanitari non in regola con il vaccino sono così numerosi (se ne contano 540) che, per evitare di sospendere alcuni servizi, i vertici si stanno confrontando sulla possibilità di mantenerli in corsia sottoponendoli però a tampone ogni 48 ore. A dirlo è il direttore generale, Edgardo Contato: “Agiremo di concerto con le altre aziende e la Regione, il problema è gigantesco. Se saremo nelle condizioni di non assicurare il servizio, prima di procedere con la sospensione dei sanitari c’è la possibilità di applicare i criteri del green pass e dunque di sottoporli a test anti-Covid ogni 48 ore”.
Intanto l’Ulss 2 Marca Trevigiana si prepara ad inviare i solleciti, come anticipato dal direttore generale, Francesco Benazzi. Non poca preoccupazione è espressa dal direttore generale dell’Ulss 6 Euganea, Paolo Fortuna che conta ben 4.428 sanitari no vax, con tutte le difficoltà di organizzazione del caso, mentre presso l’Ulss 5 Polesana (Rovigo) sarebbero un centinaio i dipendenti no vax in attesa di comunicazioni. E infine si attendono ancora i dati della Ulss 9 Scaligera che sta verificando i numeri in questi giorni.