Nel 2025, le pensioni minime potrebbero salire a 621 euro grazie a un possibile aumento proposto dal governo, oltre alla consueta rivalutazione
Nel biennio 2023-2024 il governo ha alzato la soglia delle pensioni minime, portandola a 614,77 euro, e sta pensando di aumentarla ancora, per arrivare fino a 621, e superarli addirittura. Si tratta di una volontà, per ora, che però andrebbe a sommarsi alla rivalutazione annuale, stimata intorno all’1%.
Le notizie per i pensionati sembrano essere positive, anche se in modo molto timido. Infatti, dopo l’incremento del 2,7% sulle pensioni minime del biennio 2023-2024, che ha portato l’importo degli assegni a 614,77 euro, quest’anno potrebbe esserci un ulteriore aumento. Si tratta di un incremento di circa 7 euro, che porterebbe le pensioni minime a 621 euro, ma per cui si attende ancora la conferma definitiva. Inoltre, il governo è a lavoro per rivedere il Bonus Maroni e per aggiornare il sistema delle pensioni in Italia.
Infatti, l’obiettivo del governo è quello di posticipare il più possibile l’uscita dal mondo del lavoro, per quei lavoratori che sono nelle condizioni adatte a proseguire le loro mansioni. Si parla, nello specifico, di benefici fiscali sui contributi versati dopo l’età pensionabile o la riduzione delle tasse in questo senso, così come di una contribuzione figurativa che mantenga invariato il trattamento pensionistico se si prolunga l’attività lavorativa. Insomma, si sta cercando in tutti i modi di non far andare in pensione i lavoratori.
Nonostante le intenzioni però, molti italiani non sono disposti a continuare a lavorare, e anzi cercano soluzioni per andare in pensione in anticipo. Fortunatamente, queste esistono ancora, ma riguardano solo alcune categorie di lavoratori, che rientrano in determinati requisiti. Nel 2025, nello specifico, bisogna non aver versato contributi prima del 1996, avere almeno 64 anni di età, e aver versato almeno 20 anni di contributi. Infine, sarà necessario aver maturato una pensione pari a tre volte l’assegno sociale, per poter andare in pensione in anticipo.
Discorso a parte vale per le donne con figli, le quali potranno usufruire di uno sconto sull’età minima pensionabile, ma solo se non hanno versato contributi prima dell’anno 1996. Se una donna rientra in tutti i requisiti, può ottenere una riduzione dell’età pensionabile di 4 mesi per ogni figlio, e andare in pensione prima. Stando così le cose, è chiaro come il sistema pensionistico italiano sia ancora in continuo fermento, e come rimanga uno dei temi più caldi nel panorama legislativo del nostro Paese.
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