Nell’anno del Covid e degli stadi vuoti, e di una Champions League finita eccezionalmente ad agosto per i ben noti motivi, una certezza non ci abbandona: gli enormi, latenti problemi sociali dei nostri cugini francesi.
Nella serata di domenica, infatti, in seguito alla partitissima tra il Bayern di Monaco ed il Paris Saint Germain (PSG) – vinta, per la cronaca, dalla “corazzata” tedesca per 1 a 0 – violenti scontri sono scoppiati nella capitale francese provocando quasi 150 arresti.
Un eccesso di rabbia e delusione per i più sfegatati tifosi del PSG che hanno visto sfumare, anche quest’anno e nel modo più beffardo, la chance di vincere la più ambita coppa del panorama calcistico europeo? Forse. Se non fosse che le stesse scene si erano viste anche quando, nella semifinale giocatasi pochi giorni prima, la squadra parigina aveva trionfato.
In quell’occasione, con la scusa di festeggiare lo storico traguardo, gli Champs-Élysées erano stati presi d’assalto e si erano riproposte le celebri scene di vetrine infrante, auto distrutte e accenni di guerriglia urbana.
Ma la stessa cosa era avvenuta anche quando, due anni fa, la Nazionale transalpina aveva trionfato ai mondiali del 2018 sconfiggendo, in finale, la Croazia. Allora, l’incredibile voglia di festeggiare aveva presto ceduto il passo ad una smania di saccheggio condita da sfumature di veri e propri espropri proletari. Le scene delle orde di ragazzi mascherati che sfondavano vetrine per accaparrarsi capi firmati e oggetti elettronici, fecero il giro del mondo, con tanti saluti alla Coppa.
Da quando, anni prima, l’allora presidente Sarkozy aveva utilizzato il termine racaille (letteralmente: feccia) per indicare le bande multietniche delle periferie francesi che, ciclicamente, mettevano a ferro e fuoco le città francesi, sembra essere cambiato ben poco. E ogni scusa, triste o allegra che sia, sembra sempre valida per scendere in strada e saccheggiare.