Nei giorni scorsi, il colosso dei rivestimenti architettonici, di Vittorio Veneto, Permasteelisa ha annunciato una riorganizzazione, per la quale sono stati dichiarati 150 esuberi, su 700 addetti, 131 impiegati e 19 operai. Pur essendo nell’aria la necessità di una riduzione dell’organico, la notizia è giunta come una doccia fredda e, dalla settimana prossima si svolgeranno le assemblee sindacali.
Allo stato attuale c’è almeno la tranquillità che la legge ha bloccato i licenziamenti, mettendo a diposizione di lavoratori e imprese la cassa integrazione covid, fino a marzo 2021. Le varie sigle sindacali dicono di essere consapevoli della situazione di difficoltà e di non voler sottrarsi al confronto con l’azienda, per costruire da subito dei percorsi di tutela dei lavoratori dello stabilimento di Vittorio Veneto.
L’azienda, da parte sua, giustifica la decisione “con la scelta di razionalizzare l’offerta, focalizzandosi sul core business degli exteriors e su mercati consolidati e, questo richiede un adeguamento della struttura organizzativa per renderla più efficiente e snella, adattandola al perimetro del mercato di riferimento, per poter reagire più velocemente e, per tutto ciò è stato necessario prendere una decisione sofferta, che prevede l’avvio di un ridimensionamento dell’organico su base volontaria”.
La storia dell’azienda è una di quelle tipiche da miracolo del Nordest: nasce nel 1973, con il nome di ISA, (industria serramenti alluminio), su iniziativa di Massimo Colomban. Da subito l’interesse si sposta verso l’estero e, dopo solo 10 anni, l’export incide per il 50% del fatturato.
Nel 1985 in seguito alla fusione con un’azienda svizzera, la Permasteel Industries Pty Ltd, per la quale Colomban aveva lavorato come consulente, riportando i conti in ordine, il nome cambia in quello attuale. Inizia così il grande processo di internazionalizzazione.
Dopo Vittorio Veneto, vengono aperti stabilimenti un po’ in tutta Europa, anche attraverso acquisizioni. Nel 2000, il gruppo viene quotato in borsa. Successivamente, Colomban decide di lasciare la società per dedicarsi al restauro del Castello Brandolini di Cison Valmarino e, purtroppo, da quel momento iniziano i problemi, a causa della crisi economica e della conseguente riduzione degli ordini, ma anche per colpa di un azionariato troppo frammentato, che porta inevitabilmente i soci in lotta tra loro.
Nel 2011, dopo essere uscita dalla borsa e aver aperto il capitale a fondi di private equity, Permasteelisa viene acquisita da una multinazionale giapponese, Lixil Corporation e, nel maggio scorso, è stata ceduta al fondo statunitense Atlas Holding, che ha deciso che il primo obiettivo deve essere quello di tornare al profitto. Nell’anno fiscale, chiuso a marzo 2020, Permasteelisa ha realizzato ricavi per 1,18 miliardi, con perdite di 86 milioni.