Ieri pomeriggio, al Tribunale di Vicenza, dopo tre ore di camera di consiglio, il giudice per l’udienza preliminare, Roberto Venditti, ha rinviato a giudizio tutti i 15 imputati per lo scandalo ambientale per l’inquinamento da Pfas: manager di Mitsubishi Corporation e della società lussemburghese Icig, che controllava la ex Miteni, accusati a vario titolo di avvelenamento di acque, disastro innominato, inquinamento ambientale e reati fallimentari per la ex Miteni di Trissino, (Vi).
Miteni produceva composti chimici intermedi per l’industria agrochimica e farmaceutica. Dopo una serie di strane malattie causate dal consumo dell’acqua, evidentemente inquinata, furono avviate delle indagini ambientali, che dimostrarono la grave dispersione di tensioattivi perfluorurati, Pfas, da parte della ditta, nelle acque potabili di una trentina di comuni delle province di Vicenza, Padova e Verona. I veleni, dall’acqua passando nel sangue, causarono diverse malattie anche molto gravi come l’alterazione degli ormoni tiroidei, la colite ulcerosa e il tumore del rene e del testicolo, per citarne alcune.
Al termine della lettura dell’ordinanza del giudice Venditti, che ha respinto tutte le varie eccezioni sollevate inutilmente dalle difese, tra le quali anche quella dell’incompatibilità territoriale, per la quale si era arrivati a chiedere il trasferimento del processo a Trento, considerando i magistrati come potenziali parte offese, c’è stata grande soddisfazione tra le oltre 200 parti civili, associazioni ambientaliste, ex dipendenti, Mamme-no-Pfas e le quattro società idriche danneggiate: Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenete e Acque Veronesi.
“È una pronuncia epocale e di grande rilievo, il primo procedimento per reati ambientali in Veneto di cui viene investita la Corte d’Assise, proprio in ragione della gravità dei reati ipotizzati e della loro natura dolosa e non solo colposa”, è stato il commento a caldo dell’avvocato Fabio Pinelli, per la Regione Veneto. L’inizio del processo è stato stabilito per il primo di luglio.