La procura di Vicenza ha deciso ieri il rinvio a giudizio per otto manager della Miteni spa di Trissino, in relazione all’inquinamento da Pfas nelle falde di Vicentino, Veronese e Padovano. Le persone coinvolte son accusate, a vario titolo, di reati ambientali, che sarebbero stati perpetrati tra il 2013 e il 2017 e che secondo la Procura avrebbero provocato un deterioramento significativo e misurabile delle acque sotterranee.
Non è ancora stato stabilito invece, se all’inchiesta principale, potranno essere accorpati i filoni bis, in quanto il giudice per l’udienza preliminare, Roberto Venditti, scioglierà la riserva solo il 25 gennaio prossimo. Si tratterebbe di riunire i tre procedimenti, in un unico grande processo, che comporterebbe l’estensione, agli altri due filoni, delle 226 parti civili, ammesse all’inchiesta principale, tra le quali anche la Regione Veneto e tutte le “mamme-no-Pfas”, che anche ieri erano presenti, fuori dal Tribunale.
Alla società Miteni in particolare, viene contestato l’illecito amministrativo di non essersi dotata di un “modello idoneo a prevenire” i reati ascritti. Tra le società che si sono costituite parte civile, con l’intento di ottenere un risarcimento dei danni da inquinamento e presentando il conto dei lavori di ripristino e bonifica, sostenuti fino ad oggi, ci sono, Acquevenete, Viacqua, Acque Veronesi e Acque del Chiampo.