Ricordo, in una delle mie frequentazioni artistiche, la presentazione di una sovrintendente (non dirò, ovviamente, in quale città del Veneto) di un avvenimento artistico e culturale peraltro importante e significativo per quella città.
Ebbene, fu una disquisizione coltissima, dottissima, lunghissima: micidiale! Tanto che il Prefetto, seduto come si conviene in prima fila, si addormentò! Dico davvero, si addormentò e iniziò – per carità, delicatamente – a russare! E aveva ragione!
Cosa c’entra, diranno i miei venticinque lettori! C’entra, perché con Philippe Daverio questo non sarebbe mai e poi mai successo. Perché molti, coltivando la loro passione per l’arte, sono preparatissimi, colti, raffinati, eleganti nel raccontare quella loro passione, ma sono incapaci di trasmetterla e non suscitano alcun interesse per l’arte se non in chi già lo possiede, non riescono a “fare proseliti”, non sono capaci di trasferire emozioni, sentimenti, odî e amori…
Ecco, Philippe lo sapeva fare. E come lo sapeva fare! Aiutato da un look elegantissimo ma non usuale, da una cultura e da una preparazione sorprendenti (e non era neppure laureato), da una grande estrosità, da un’ancor più grande intelligenza non passava certo inosservato!Capace di godersi ciò che la vita offre non confondeva mai la serietà con la tristezza e la mestizia.
Grazie Philippe, anche da un passante qualsiasi (in fondo era proprio a quelli che ti rivolgevi, spesso riuscendo a coinvolgerli).
Di tutte le parole che sono state scritte preferiamo ricordarlo con quelle, bellissime, apparse sul portale del Teatro La Fenice di Venezia, città che amò moltissimo e che sognava diventasse la terza capitale dell’ Europa:
“Non è facile iniziare la giornata con un sorriso dopo aver appreso della scomparsa del Maestro Daverio, elegantiae arbiter, apostolo del buon senso, cavaliere di Bellezza che seppe condividere con noi e con voi tutti.. non ci sentiamo di aggiungere altro”.
Il passante