Una Maria Cristina Piovesana a tutto tondo, quella di ieri a Treviso, per fare il bilancio dei fondi raccolti dall’associazione a favore delle strutture sanitarie, in epoca covid-19. 1,327 milioni, in forma di donazione, tra le imprese delle province di Padova e Treviso, raccolti da marzo a oggi.
Tra i primi interventi, 11 apparecchiature per l’ospedale di Schiavonia, in provincia di Padova, tra le quali sistemi ad alto flusso di ventilazione, ecografi, monitor multiparametrici e apparecchi per radiografie digitali.
Piovesana, presidente uscente di Assindustria Venetocentro e vicepresidente nazionale di Confindustria ha evocato un governo di larghe intese per affrontare l’emergenza sanitario-economico-sociale, sottolineando che “quando in un’azienda si fanno operazioni eccezionali, si convoca un’assemblea straordinaria e, lo stesso deve valere per il Paese, nel momento in cui si devono prendere misure straordinarie, che portano l’indebitamento dal 130% al 160%, rischiando di ipotecare il futuro”.
Come già detto anche da Nicola Zingaretti, del PD, Piovesana richiama tutti ad un’assunzione di responsabilità e non si tira indietro dal dire che il governo non può pensare che “l’unità” sia convocare l’opposizione solo per spiegare in dieci minuti il nuovo Dpcm. “Bisogna lavorare a monte, con un patto che superi il rapporto maggioranza-opposizione, per il bene del Paese, altrimenti non si va da nessuna parte”.
Ha poi parlato delle proteste che si stanno diffondendo a macchia d’olio tra le regioni, come di un campanello d’allarme di un profondo disagio, che deve essere ascoltato, “non si può pensare di andare avanti tra Dpcm e ristori continui”.
Il contesto in cui ci si muoverà nel futuro prossimo è emerso ieri da una ricerca della Fondazione Nordest che, attraverso una serie di domande ad oltre 500 imprenditori dell’Italia del Nord, ha rilevato ed evidenziato i cambiamenti profondi sul fronte del lavoro, in epoca covid-19, con la necessità per le imprese di individuare soluzioni fino ad oggi inedite.
Per continuare a produrre, ci vuole distanziamento e, dov’è possibile bisogna spingere al massimo lo smart working. La necessità che ne deriva è di disporre di conoscenze e strumenti adeguati e, purtroppo siamo indietro su entrambi i fronti.
C’è molto da fare, soprattutto per i giovani, che si stavano affacciando al mondo del lavoro e si sono trovati penalizzati dalla pandemia. E, proprio per questo il 90% degli imprenditori chiede a gran voce degli incentivi sulle assunzioni dei giovani.