Come mostrano i dati dell’indagine di Veneto Congiuntura, di Unioncamere Veneto, presentata nei giorni scorsi, è l’industria farmaceutica a trainare l’economia del Polesine. Nel quarto trimestre del 2020, la produzione delle imprese manifatturiere della Provincia è calata dell’1,1%, ma il fatturato è cresciuto del 5,4%, gli ordini interni dell’1,1% e quelli esteri dello 0,9%.
A contribuire in maniera così importante alla tenuta del manifatturiero del territorio, sono state le performance delle aziende attive nella produzione di medicinali, come la “Novamont” di Bottrighe o la “Fresenius Kabi” di Villadose. Nei primi nove mesi del 2020, le imprese farmaceutiche polesane hanno avuto un incremento sull’export di ben 521 milioni di euro, un dato che ha trainato le esportazioni che sono cresciute del 41,4% rispetto all’anno precedente.
La domanda maggiore di medicinali è arrivata dagli Stati Uniti, per una spesa totale di 326 milioni di euro, seguiti poi dal Brasile con 104,7 milioni e dal Canada con 36,4 milioni. Tuttavia, queste cifre non sarebbero in grado di bloccare quella che ormai può esser definita una vera e propria emorragia occupazionale, che preoccupa non poco i sindacati.
Per quanto riguarda il resto, dopo un’estate di leggera ripresa economica, dovuta all’allentamento delle misure anti-covid, che ha fatto registrare un rimbalzo della produzione, con l’arrivo della seconda ondata di contagi continua un lento recupero, sempre comunque lontano dai livelli del 2019. Ora si parla infatti di “effetto congelamento”, sia per l’incertezza sull’evoluzione della pandemia che per l’effetto dei provvedimenti di ristoro, troppo spesso inadeguati e in ritardo.
Ma come ha voluto sottolineare Massimo Zanon presidente della Camera di Commercio di Venezia-Rovigo, “i dati dell’ultimo trimestre 2020 ci restituiscono la foto di un sistema economico che nonostante tutto, ancora resiste…”.