I Pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini hanno letto ieri le richieste di pena nei confronti dei 25 imputati, che hanno scelto il rito abbreviato, dell’inchiesta sui “casalesi di Eraclea”.
Le indagini avevano portato alla luce, nel 2019, un sistema di malaffare che vedeva coinvolti esponenti della camorra, imprenditori e politici locali, talmente radicato che si era diffuso anche tra bancari, professionisti e rappresentanti delle forze dell’ordine. Il boss dell’organizzazione era considerato Luciano Donadio, che ha scelto però il rito ordinario assieme ad altri 45 imputati.
Per Graziano Teso, ex sindaco e vicesindaco, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, la procura ha chiesto 4 anni; per l’avvocato Annamaria Marin, che avrebbe rivelato notizie sulle indagini a Donadio, 2 anni per favoreggiamento; ad Antonio Basile, che si sarebbe occupato di società cartiere, fatture false e frodi fiscali, 16 anni per associazione mafiosa. Altre richieste pesanti per Antonio Cugno (14 anni), Nunzio Confuorto (13 anni e mezzo), Tommaso Napoletano (12 anni), Giacomo Fabozzi (11 anni e 8 mesi), considerati i più vicini al “boss”. La richiesta per il poliziotto jesolano Moreno Pasqual, accusato di essersi messo a disposizione di Donadio in cambio di favori, è di 6 anni.
Pene minori sono state chieste nei confronti dei “pentiti”: il sandonatese Christian Sgnaolin (6 anni e mezzo), Girolamo Arena (5 anni e mezzo) e il nipote del boss Antonio Puoti (7 anni e 8 mesi); per Vincenzo Vaccaro 2 anni e 4 mesi, per Amorino Zorzetto 2 anni e 8 mesi, per Daria Poles 3 anni. Complessivamente, la procura ha chiesto 170 anni di carcere. Ora tocca alle udienze delle parti civili e delle difese. La sentenza è attesa per metà novembre.