Non che sia difficile far montare la rabbia delle masse arabe e in generale musulmane, anzi. In Paesi dove la religione è tutto, è comprensibile come basti solo il sentore di un insulto verso di essa a far deflagrare il risentimento popolare contro il colpevole. Peggio ancora, se a soffiare sul fuoco della vicenda intervengono poi i leader dei rispettivi stati; e soprattutto se il presunto colpevole è a capo di una delle grandi, storiche potenze coloniali.
Ecco che allora la rabbia verso Emmanuel Macron e le sue dichiarazioni contro la follia islamista – responsabile del barbaro omicidio del professore Samuel Paty – sta esplodendo in gran parte del mondo musulmano; riuscendo perfino a mettere d’accordo atavici nemici quali Iran ed Arabia Saudita.
Macron aveva preso una posizione molto netta durante i funerali del povero professore (al quale è stata conferita la Legion d’Onore, massima onorificenza in Francia). Il capo dell’Eliseo, nell’occasione, si era scagliato contro la barbarie dei fondamentalisti islamici che “vogliono il nostro futuro”, affermando come, nel nome della libertà di espressione tanto cara alla Francia, “non rinunceremo alle nostre vignette”.
La linea, anche verbale, che separa “Islam” e “islamismo”, è comprensibilmente sottile. E questo, insieme alla strenua difesa della libertà d’espressione – anche qualora sbeffeggi una religione ed i suoi simboli – è bastato ai Paesi del mondo musulmano per interpretare la presa di posizione di Macron come un attacco diretto all’Islam.
Erdogan – che ha il dente avvelenato con Parigi per le rivalità sorte nel Mar Mediterraneo e sogna di riportare a Istanbul l’antica supremazia califfale all’interno del mondo musulmano, diventandone il riferimento come accadeva ai tempi dei sultani ottomani – non ha perso tempo per lanciare un boicottaggio contro le merci di provenienza francese. Invitando altri Paesi a seguirlo.
“Charlie Hebdo” (il giornale satirico autore delle vignette), forte anche dell’enorme mobilitazione popolare che c’è stata in Francia a seguito dell’appello di Macron, per tutta risposa ha sbeffeggiato Erdogan, ridicolizzandolo nella copertina del suo nuovo numero e facendo letteralmente imbufalire i turchi.
Difficile dire chi cederà per primo tra Erdogan e Macron; giacché il pomo della discordia è alla base della politica del Presidente turco (la crescente islamizzazione della Turchia) e allo stesso tempo dei fondamenti della Francia stessa (l’inviolabile libertà d’espressione frutto della Rivoluzione). Quel che è certo è che Parigi ha preso, a seguito del violento omicidio di Samuel Paty, una posizione di rara e sacrosanta fermezza contro l’intollerabile violenza frutto del fanatismo religioso.
Speriamo se ne ricordi anche quando dovrà scegliere chi appoggiare nelle guerre dove sono coinvolti i gruppi fondamentalisti quali al-Qaeda e l’ISIS; il riferimento alla Siria non è casuale.
Federico Kapnist