Circa 2,2 miliardi di persone e il 30% del PIL mondiale: bastano questi due indicatori per capire il peso e l’ampiezza dell’accordo che ha preso vita ieri, seppur virtualmente, durante il vertice dei Paesi ASEAN in Vietnam.
L’unione doganale che nascerà nei prossimi due anni, entro i quali verrà ratificata da tutti gli stati partecipanti, si chiamerà Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP). E, salvo intoppi, passerà alla storia come la più grande mai formata sinora; capace di riunire le maggiori potenze economiche dell’Asia e delineare nuove prospettive per le relazioni internazionali dell’area geografica che, da anni, cresce di più a livello globale.
A parteciparvi saranno tutti e dieci i Paesi membri dell’ASEAN (un’organizzazione regionale che coinvolge l’intero Sud-Est asiatico) con l’aggiunta di Nuova Zelanda, Australia e, soprattutto, Cina, Giappone e Corea del Sud. L’India, per il momento, ha preferito restare fuori dalla porta e attendere che il Patto prenda vita, al fine di poter fare ulteriori valutazioni di carattere economico.
Scopo primario del RCEP sarà quello di abbattere, in diversi settori e in maniera più o meno graduale, le tariffe doganali attualmente in vigore tra gli stati partecipanti. Nessuna menzione, sinora, per quel che riguarda diritti dei lavoratori, protezione dell’ambiente e aiuti di stato nell’economia.
La svolta storica dell’accordo risiede nella firma congiunta delle tre grandi economie asiatiche: Corea del Sud, Giappone e Cina, infatti, per la prima volta siglano un accordo di libero scambio. Le molteplici e complesse caratteristiche di quest’ultimo saranno delineate nei mesi a venire, ma ciò che conta è aver messo d’accordo tre Paesi storicamente rivali in campo economico e che ancora diffidano l’uno dell’altro per irrisolte questioni di carattere geopolitico e strascichi delle guerre del passato.
Non ultimo, questa grande unione doganale potrebbe, in futuro, sparigliare le carte di tutta l’area dell’Oceano Pacifico con importanti ripercussioni anche per gli Stati Uniti. Washington, infatti, è esclusa dal nascente accordo e vede i suoi storici alleati regionali (Giappone e Corea in primis) firmare un patto di “alleanza economica” con quello che è, invece, il suo principale rivale: la Cina.
Risultato delle politiche protezioniste di Trump? Crescente solidarietà tra Paesi della stessa area geografica? In ogni caso, una nuova e grande sfida per il neo-eletto presidente americano, Joe Biden.
Federico Kapnist