Dopo settimane di trattative serrate tra Consiglio e Parlamento Europeo su Bilancio e Recovery fund, è arrivata l’intesa politica anche sull’ultimo spinoso dossier, con grande soddisfazione dell’Eurocamera, che è riuscita anche a scucire altri 16 miliardi per integrare le risorse destinate ai programmi faro del budget 2021-2027. Il pacchetto finanziario approvato è pari a 1.824,3 miliardi di euro e combina il quadro finanziario pluriennale (1.074,3 miliardi di euro) con uno strumento di recupero temporaneo da 750 miliardi di euro (Next Generation Eu).
Le risorse
I soldi aggiuntivi arriveranno in gran parte dalle multe dell’Antitrust Ue (11 miliardi) e rappresentano “un ottimo risultato per in cittadini”, ha sottolineato del Parlamento Europeo David Sassoli, che ora avranno a disposizione più fondi per programmi come Horizon (ricerca), a cui vengono destinati 4 miliardi in più, passando a 84,9mld. Poi ci sono Invest-Eu, ora a 9,4 miliardi dagli 8,4 dell’accordo di luglio, Erasmus+ a 23,4mld da 21,2 ed EU4Health (sanità) aumentata a 5,1mld, da 1,7.
Rimborso del debito
Parlamento e Consiglio hanno concordato sul principio che i costi a medio-lungo termine per il rimborso del debito non dovrebbero né andare a scapito di programmi di investimento né comportare contributi basati sul reddito lordo nazionale. Pertanto, i negoziatori del Parlamento hanno elaborato un piano, incorporato nell’ “Accordo interistituzionale”, per introdurre nuove risorse proprie nei prossimi sette anni.
Oltre alla tassa sulla plastica a partire dal 2021, il piano prevede una risorsa propria basata sull’Ets (sistema di scambio di quote di emissioni), un prelievo digitale (dal 2024) e una risorsa propria basata sulla tassa sulle transazioni finanziarie nonché un contributo finanziario legato al settore societario o una nuova base imponibile comune per le società (dal 2026).
I paesi “frugali” che dicono no
I giochi sembrano fatti, ma già dalla prossima settimana, quando la presidenza di turno tedesca rimetterà al voto degli Stati membri la validazione degli accordi raggiunti con l’Eurocamera, il tanto agognato pacchetto di rilancio potrebbe subire una nuova battuta d’arresto. A remare contro sono Ungheria e Polonia.
In una lettera recapitata i giorni scorsi alla Commissione europea, Budapest ha espresso il suo disappunto, minacciando di bloccare tutto, a causa del nuovo meccanismo che lega l’erogazione dei fondi del budget al rispetto dello stato di diritto. Due delle tre intese raggiunte con l’Eurocamera (Bilancio e Risorse proprie) richiedono l’assenso unanime delle capitali, e se Orban deciderà davvero di puntare i piedi, è facile immaginare che si dovrà ricorrere a nuove mediazioni, e quindi aumenteranno i ritardi, che farebbero slittare oltre la primavera la possibilità per gli Stati membri di beneficiare del prefinanziamento dal Recovery fund, che per l’Italia, come ricordato da Paolo Gentiloni, potrebbe ammontare a 20 miliardi di euro, che mai come in questo momento sarebbero indispensabili.