Primo “disco verde” dell’Europa al Recovery Plan italiano: è stata infatti raggiunta l’intesa con Bruxelles sul piano da oltre 200 miliardi da cui passa la ripartenza dell’Italia dopo la crisi peggiore del dopoguerra. A sbloccare l’impasse una telefonata di Draghi alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Il premier, in prima persona, si è fatto garante del cambio di passo per assicurare la messa in moto degli investimenti e, soprattutto, la realizzazione delle riforme. Ma Bruxelles fa sapere che servono ancora “rifiniture”, in particolare sui dossier fisco e ambiente.
Pace fatta con i partiti anche per quanto riguarda il Superbonus, con l’impegno del ministro dell’Economia, Daniele Franco, a valutare la proroga a settembre 2023 con la manovra, quando il quadro sull’utilizzo dell’incentivo sarà più chiaro e si capirà anche se serviranno davvero risorse in più.
Mentre il premier tira le fila con la Commissione, a Roma i partiti però sono sempre più tesi: si diffondono i malumori, per Quota 100 che non sarà rinnovata e per lo schema della governance ancora da definire sul fronte della ‘regia politica’ (e quindi su chi gestirà i soldi del Recovery). Ma anche per la lista delle cose che mancano nel piano. L’opposizione parla di “democrazia sospesa” con Giorgia Meloni che accusa il governo di mancanza di informazioni: “anche l’indecenza ha un limite. Mancano meno di 48 ore dalle sedute parlamentari e il Recovery Plan non è stato ancora nemmeno pubblicato”.
“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede un corposo e organico pacchetto di investimenti e riforme, con l’obiettivo di modernizzare la pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze, per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni”, si legge nel comunicato stampa del Cdm.
Il Piano si articola in 6 Missioni (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute). Il Governo per sorreggere questi progetti intende attuare quattro importanti riforme di contesto: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza.
Sono proprio le riforme al centro del pressing di Bruxelles: solo con riforme strutturali infatti si potranno usare al meglio i soldi del Recovery e al contempo risolvere i problemi che da anni rallentano l’economia italiana.