Nelle scorse ore è salita ancora una vota la tensione a Palazzo Chigi sul Recovery Plan. Tre ore e mezzo di confronto che non sono servite a ricompattare la maggioranza, anzi, hanno reso ancora più evidente che non c’è accordo nemmeno sui temi più importanti. È lo stesso vice segretario dem, Andrea Orlando, a dire che arrivati a questo punto lo strappo è possibile, quindi bisogna affrettarsi a chiudere il Recovery. Renzi non molla un colpo e sembra non voler accettare la mano che il premier Giuseppe Conte gli aveva teso nel tentativo di ricucire.
“Tutti i contributi delle varie forze politiche – ha esordito il presidente del Consiglio – sono serviti a migliorare l’attuale bozza di lavoro del Recovery Plan. Non abbiamo potuto accogliere tutte le richieste di ciascuna forza politica, dobbiamo sempre tener conto dell’equilibrio complessivo. Ma ciascuna forza può riconoscere l’incidenza delle proprie proposte nella nuova bozza e apprezzare i significativi passi avanti compiuti“. Poi Conte ha sottolineato che “sarebbe imperdonabile” perdere l’occasione del Recovery Plan, e soprattutto punta al rilancio dell’azione di governo con un elenco di priorità, da stilare già nei prossimi giorni, per arrivare al traguardo del 2023, una sorta di nuovo patto di legislatura. Ma qualcuno, anche nella maggioranza, da quella sedia sembra intenzionato a farlo alzare.
Cerca di placare gli animi la delegazione del M5S che esprime “soddisfazione per l’esito del vertice” nel quale “abbiamo realizzato significativi passi in avanti”. Probabilmente hanno partecipato ad un’altra riunione. “Adesso andiamo incontro al Consiglio dei ministri della prossima settimana, in modo da poter poi consentire al Parlamento di esaminare il testo”.
Tutti i possibili scenari restano aperti, dal ‘rimpastino’ al Conte ter, che passi dalle dimissioni del presidente del Consiglio attraverso una crisi ‘pilotata’. Dal Quirinale, intanto, pare siano arrivate voci che mettono in guardia su una crisi al buio: senza un accordo il Capo dello Stato potrebbe sciogliere le Camere, decretando il ritorno al voto.
L.M.