Nell’intervista al professor Sabino Cassese, pubblicata su “il Messaggero”, il giurista dà un suo articolato giudizio sulle restrizioni riguardanti il periodo natalizio, stabilite dal decreto legge n. 172 del 18 dicembre scorso. “Mi domando – dice il professore -: possiamo avere fiducia di uno Stato e di un governo che, nel dettare una norma tanto importante per la vita quotidiana di tutti noi, fa riferimento ad un atto amministrativo (un dpcm) ma lascia salvo un altro decreto legge? Era necessario un grande sforzo per ripetere il contenuto di quegli altri provvedimenti? Io penso che agli autori di questi orrori giuridici sia riservato un apposito girone dell’inferno“.
Parole dure quelle di Cassese, che si riferiscono al fatto che il nuovo decreto legge sia basato in fondo su un precedente Dpcm, che conteneva altrettante restrizioni e quindi: un atto del potere legislativo (Parlamento) può basarsi su un atto del potere amministrativo (governo)? Per Cassese la risposta è evidentemente un secco no.
Una situazione di incertezza che fa perdere la fiducia dei cittadini nella legislazione: “Una diagnosi appropriata a questo infernale insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi, ma tutti scritti dalle stesse mani, a Palazzo Chigi, con un intreccio tra norme e provvedimenti amministrativi, con una commistione non prevista dalla Costituzione”, commenta Cassese.
“Si tratta di norme dettate dall’emergenza che tale non è – continua il professore – visto che durante la prima ondata si prevedeva la seconda e ora si teme la terza. Prevedibile, e che quindi, in uno Stato ben ordinato, doveva essere affrontato con i rimedi ordinari, che ci sono, e consentono misure anche draconiane, ma non di emergenza”.
La domanda che sorge spontanea allora è come siamo finiti in questa situazione? “Incapacità di programmare e di organizzarsi – dice lapidario Cassese -, politica volatile, governo fuscello”. Ma gli italiani sono pronti ad uniformarsi e a seguire le direttive, nonostante le informazioni e le indicazioni lacunose che ricevono: “Perché tante conferenze stampa del politico di turno, invece di far parlare solo i nostri bravi tecnici dell’istituto superiore di sanità? Ci saremmo tutti sentiti più sicuri, avremmo capito le difficoltà della situazione, avremmo avuto spiegazioni convincenti invece che fervorini e raccomandazioni”.
La soluzione per risolvere la situazione per Cassese è solo una: “Per ora uniformarsi ai dettami, pur se incomprensibili. Più tardi, ripensare e ridisegnare il rapporto tra tecnici e politici e riportare le decisioni nei luoghi dove devono essere prese, invece di lasciarle nelle mani di una o due persone e poi rafforzare l’amministrazione (invece di sostituirla con improbabili commissari come si vuole fare con il Recovery Plan). E potrei continuare”.
L.M.