“Gli attuali intenti del Governo di dare concreta attuazione a una riforma del fisco, siano l’opportunità per offrire maggior competitività alle micro e piccole imprese, vero asse portante del sistema produttivo ed economico del nostro Paese”. Con questo auspicio si è aperto stamattina l’incontro organizzato da Confartigianato Imprese Veneto con i parlamentari veneti per presentare il dossier sulla riforma del fisco, con i punti critici su cui occorre agire al più presto.
Tre i pilastri, fissati da Confartigianato per “mettere benzina” a un sistema ingolfato dalla crisi Covid e impossibilitato ad agganciare la ripresa se non cambieranno le condizioni. Il primo punto è la riduzione della pressione fiscale, possibile con una riforma dell’Irpef, rivedendone gli scaglioni; con un reale riordino del sistema delle detrazioni; con la possibilità di applicare aliquote agevolate sugli utili reinvestiti in azienda; preservando l’esistenza e l’efficacia dei regimi agevolati; concentrandosi sugli aspetti sostanziali dei controlli, ridimensionando i tempi di prescrizione dell’accertamento.
In particolare, il dossier di Confartigianato propone di rivedere la tassazione dei redditi della fascia tra i 28.000 e i 55.000 euro agendo, se del caso, sui meccanismi di detrazioni e deduzioni e prevedendo uno scaglione intermedio. E di ripensare alla reintroduzione opzionale dell’IRI. Ossia, un’imposta che preveda l’applicazione di un’aliquota del 24% (come per le società di capitali) sugli utili reinvestiti in azienda e, su quelli prelevati, l’Irpef ordinaria.
Punto secondo, revisione degli adempimenti: con l’utilizzo di tutti i dati e le informazioni già forniti dai contribuenti, semplificando ed evitando le comunicazioni doppie; con l’eliminazione dello split payment, del reverse charge, della ritenuta dell’8% sui bonifici per detrazioni edilizie e del visto di conformità. In particolare, la proposta degli artigiani va nella direzione di evitare l’eliminazione del regime agevolato specie in un periodo caratterizzato dall’attuale congiuntura economica. Tantomeno un innalzamento delle attuali aliquote di imposta (5%-15%) senza una contestuale e generalizzata riduzione del carico fiscale derivante dall’applicazione dell’Irpef.
Per ovviare alla scarsa convenienza di ingresso nel regime per imprese che hanno margini di profitto limitati da costi non trascurabili, si propone la rivisitazione degli attuali coefficienti di forfait e di ripensare, eventualmente, anche ad una determinazione analitica del reddito imponibile
Punto terzo, riforma della burocrazia e semplificazione: con un riordino della normativa e razionalizzandone le fonti; garantendo, veramente, il contribuente di non subire sanzioni in caso di oggettiva incertezza applicativa della norma. Con l’introduzione dell’obbligo della fattura elettronica, Confartigianato si attendeva un alleggerimento degli adempimenti in capo alle imprese e di allentamento di quei meccanismi anti evasione la cui applicazione resta, ancora oggi, non estranea da dubbi applicativi. Le imprese sono inoltre costrette a sostenere costi per adempimenti ridondanti quali il visto di conformità, necessari per legittimare il proprio diritto ad avere piena disponibilità dei propri crediti fiscali.
“Semplificazione e riduzione della pressione fiscale sono temi su cui Confartigianato si batte da tempo – commenta la presidente di Confartigianato Belluno, Claudia Scarzanella -. In questo momento storico particolare, però, è quanto mai fondamentale affrontare la questione in maniera diretta, una volta per tutte. Solo così possiamo fare in modo che la crisi pandemica sia un’occasione per ripensare al modello di sviluppo e per dare un futuro alle piccole medie imprese, anziché una sciagura per le comunità e per l’economia. Agganciare la ripresa oggi è fondamentale, ma non sempre possibile: ecco perché servono soluzioni lungimiranti”.
All’incontro erano presenti anche due parlamentari bellunesi, Roger De Menech (Pd) e Paolo Saviane (Lega). “Ottimo approfondimento quello fatto insieme a Confartigianato: siamo sulla stessa lunghezza d’onda rispetto alla progressività della tassazione Irpef e sul fatto di creare le condizioni per abbassare le tasse al ceto medio creando nel contempo un’area di esenzione per i redditi bassissimi – commenta il deputato del Partito Democratico -. La burocrazia si sconfigge anche attraverso la transizione digitale, la vera sfida della Pa è quella di non chiedere a cittadini e imprese i dati che già possiede. La sfida demografica si vince anche mettendo a regime l’assegno unico, è una partita determinante anche per il futuro dei piccoli imprenditori e degli artigiani. Tutto questo lo si può fare se la politica accantona per un po’ la campagna elettorale e ci concentriamo su soluzioni concrete e praticabili”.
“Le istanze di Confartigianato Veneto sono pienamente condivisibili e vanno nella direzione di quanto noi, come Lega, sosteniamo da tempo. Ringrazio dunque il presidente Boschetto per aver organizzato l’incontro, utile per fare il punto e confrontarci – il commento del senatore Saviane -. La riforma fiscale, quella della giustizia e altre oggi richieste dal Pnr sono ormai più che necessarie. Dobbiamo metterci in linea con gli altri Paesi europei e ridurre la la pressione fiscale oltre che gli adempimenti, tanti, richiesti alle imprese. Parliamo di giustizia tributaria? I tempi di accertamento devono essere più brevi, tassare del 120% le tasse non pagate è troppo, non c’è un corretto rapporto tra contribuente e Fisco, ora come ora, è tutto sbilanciato a favore del secondo”.
I dati
PRESSIONE FISCALE: nel 2021 il carico fiscale calcolato dalla Commissione europea è pari al 42,5%, superiore di 1,4 punti percentuali rispetto al 41,1% registrato nella media dell’Eurozona, con un tax spread che vale 24,0 miliardi di euro, pari ad un maggiore prelievo di 943 euro per famiglia italiana.
PRESSIONE BUROCRATICA: nel 2020 l’Italia si colloca al 128° posto nel mondo, ultima tra i 27 paesi dell’Unione europea secondo l’indicatore sintetico elaborato dalla Banca Mondiale relativo a carico fiscale sulle imprese, tempi e procedure per pagare le tasse.
DEFICIT: la successione di otto decreti anticrisi ha generato un maggiore indebitamento netto sul 2020 per oltre 108 miliardi di euro, portando il deficit al 10,8% del PIL. Il rapporto tra debito pubblico e PIL è salito al 157%. Nel 2021 è stato autorizzato dal Parlamento ulteriore deficit per altri 70 miliardi di euro.