Dopo cinque mesi di lavoro, stesure, revisioni e prove di forza tra i partiti, la riforma del processo penale – necessaria per ottenere i fondi del Recovery – voluta da Mario Draghi e firmata da Marta Cartabia è passata in tarda serata alla Camera. Un voto che sembra ricompattare solo in parte la maggioranza, facendo risalire però il tasso di assenze, oltre sessanta.
I 396 sì sono infatti ben lontani dai 462 ok alla prima fiducia della notte e mettono in evidenza soprattutto i tormenti dei pentastellati, alcuni dei quali avrebbero addirittura votato contro il provvedimento. Un rush finale delicatissimo mentre i pentastellati affrontano il voto sul nuovo Statuto e la leadership di Giuseppe Conte da consolidare.
A settembre infine il testo passerà in Senato per essere trasformato in legge. Bonafede, da M5s dice: “Voglio essere chiaro. Oggi non c’è nessun trionfalismo per i risultati raggiunti: quello che viene votato non è il testo che avremmo voluto. Però, grazie al M5s guidato da Giuseppe Conte, e all’ascolto della ministra Marta Cartabia, abbiamo messo in sicurezza centinaia di migliaia di processi visto che, per tutti i reati, quindi compresi anche corruzione e reati ambientali, fino a dicembre 2024, sono stati raddoppiati i termini di durata massima dell’appello che può arrivare fino a 4 anni. Per i reati con l’aggravante mafiosa abbiamo triplicato il termine massimo a 6 anni”. Così l’ex ministro M5s della Giustizia Alfonso Bonafede durante il suo intervento a Montecitorio per la dichiarazione sulla legge delega per l’efficienza del processo penale.