Bisogna far presto, altrimenti si rischia di perdere la prima tranche di 27 miliardi che potrebbe arrivare da Bruxelles già a luglio. Il Draghi ha lavorato a lungo per portare in Consiglio dei ministri oggi le misure per le semplificazioni e sulla governance del Recovery plan.
Ma il premier deve fare i conti con il muro di Pd e Leu sul tema degli appalti: i ministri Andrea Orlando e Roberto Speranza chiedono e ottengono un tavolo con i sindacati prima del varo del decreto. Il tentativo dei partiti della sinistra è evitare di allargare ancora le distanze, dopo lo strappo sul tema dei licenziamenti.
Intanto ieri, la ratifica di tutti gli Stati membri ha dato il via libera finale alla raccolta di fondi europei per i piani di rilancio nazionali. E adesso bisogna fare in fretta con le riforme: “I fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) vanno spesi necessariamente entro il 2026” e per “essere sicuri che questo avvenga in Italia c’è molto da cambiare“. Draghi lo spiega ai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil convocati ieri a Palazzo Chigi ma anche ai ministri riuniti nella cabina di regia.
L’idea è porre i “pilastri” dell’attuazione del Pnrr con il decreto su governance e semplificazioni e un altro decreto sulle assunzioni nella P.a. legate al Recovery, atteso in Cdm la prossima settimana. Il punto che mette d’accordo tutti è lo stop alle gare con massimo ribasso, che comparivano nelle prime bozze del decreto semplificazioni. Una novità dell’ultima ora è l’introduzione dell’appalto integrato.
Altro punto che trova favorevoli sindacati è l’intenzione di ridurre “di molto” le stazioni appaltanti “migliorando la qualità del processo di investimento”. Sul tema dei subappalti, invece, Draghi indica l’esigenza di conciliare la normativa europea che li “ha di fatto liberalizzati” e “con la massima tutela del lavoro e della legalità”.
L’idea di partenza quindi è prorogare almeno fino al 2023 la soglia, prevista dal decreto semplificazioni del governo Conte, del 40% per i subappalti. Il tentativo è alzare quella soglia (si ipotizza al 60%) o addirittura superarla, accompagnando la misura con tutele per i lavoratori o modulando l’intervento con il rinvio di una parte della riforma alla delega sugli appalti prevista in un secondo momento.
Oggi i sindacati scenderanno in piazza contro lo stop al blocco dei licenziamenti e la minaccia è uno sciopero generale, ma Draghi spiega che la norma del decreto Sostegni bis, con stop ai licenziamenti fino a dicembre per chi chieda la cig, è la soluzione più avanzata possibile. “Non sono della vostra idea”, afferma. Ma concede: “Siamo pronti al confronto”.