“Lo scorso trimestre la bolletta elettrica è aumentata del 20%, per il prossimo aumenterà del 40%, queste cose vanno dette, abbiamo il dovere di affrontarle”. Non è passata inosservata l’affermazione del Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, che ha anticipato quello che probabilmente verrà deciso da ARERA, l’Autorità per l’Energia e il Gas, cioè che le utenze domestiche e le imprese che sono ancora nel mercato di maggior tutela, dal mese di ottobre a dicembre andranno a pagare il 40% in più in bolletta rispetto al trimestre precedente.
“È una dichiarazione che non possiamo dire inaspettata, seppur preoccupante e maggiore di quella che pensavamo – afferma Roberto Iraci Sareri, presidente di Confartigianato Imprese Verona – in quanto abbiamo riscontrato nel corso dell’intero anno continui aumenti dei prezzi legati all’andamento della borsa elettrica. Negli ultimi mesi abbiamo poi preso atto che le tariffe nel libero mercato erano letteralmente schizzate in alto. A questo punto ci aspettiamo che ci sia anche una conseguente azione contenitiva delle tariffe da parte del Governo, che noi in questo momento vediamo sostanzialmente possibile con l’abbattimento o l’azzeramento degli oneri generali di sistema che incidono in maniera pesante sulla bolletta dell’energia elettrica. Provvedimento già preso nei mesi estivi a favore delle piccole imprese in bassa tensione, ma che auspichiamo venga applicato a tutto il sistema imprenditoriale e alle famiglie. Altra proposta, la sterilizzazione dell’Iva, che porterebbe benefici alle famiglie. Auspichiamo vengano accolte entrambe le soluzioni e che una non escluda l’altra”.
“Questa situazione – analizza il presidente – rischia di appesantire i costi che già gravano sulla produttività delle imprese che, dopo un periodo difficilissimo in seguito al Covid, stanno ripartendo con buone previsioni di crescita. L’aumento delle tariffe andrebbe ad aggiungersi alle complicazioni create dall’aumento dei prezzi e dalla scarsa reperibilità delle materie prime negli ultimi mesi, e al peso immutato della burocrazia, che siamo ancora in attesa venga affrontato seriamente”.
I dati
Confartigianato, in un rapporto del proprio Ufficio Studi che analizza squilibri e distorsioni nel mercato energetico a danno della competitività dei piccoli imprenditori, denuncia che la bolletta elettrica delle piccole imprese italiane è la più cara d’Europa. Gli artigiani e i piccoli imprenditori che consumano fino a 20 MWh (vale a dire l’87,8% dei punti di prelievo del mercato elettrico non domestico) pagano il prezzo più alto dell’elettricità nell’Ue, superiore del 18,1% rispetto alla media dei loro colleghi dei Paesi dell’Eurozona. Un gap che si mantiene costante da anni: dal 2008 al 2020 il maggiore costo dell’elettricità pagato dalle piccole italiane rispetto all’Ue si attesta su una media del 25,5%.
Più tasse, quindi, ma, secondo Confartigianato, anche mal distribuite tra i diversi consumatori: ancora una volta le più penalizzate sono le piccole imprese in bassa tensione che, a fronte di una quota di consumi energetici del 24,5%, sono costrette a pagare il 33,2% della componente degli oneri generali di sistema nella bolletta elettrica. Mentre per le grandi aziende energivore, con il 14,7% dei consumi, la quota degli oneri generali di sistema scende al 9,2%.