Rosolina è una delle tante città italiane che nel giro di pochi decenni si è avviata ad un lento declino demografico. Durante l’anno della pandemia le fondamenta sulle quali si regge l’economia della città (turismo, pesca e agricoltura) hanno permesso di bilanciare il saldo tra emigrati (191) e immigrati (191), ma emerge una preoccupante differenza tra nascite (26) e decessi (71), che dimostra quanto la popolazione stia diminuendo e invecchiando.
Al 31 dicembre scorso, il comune contava 6.254 abitanti (3.118 maschi e 3.136 femmine), 42 in meno rispetto al 2019, che rappresenta sostanzialmente la differenza tra nati e morti nel corso dell’anno solare. In 3 anni pesa anche il numero di giovani che se ne sono andati in cerca di nuove opportunità.
Inoltre, complice anche il lockdown, nel 2020 si sono celebrati solo nove matrimoni, dei quali solo due religiosi, quando invece nel 2019 erano stati 26, con una prevalenza per quelli civili. Le cose vanno meglio tra gli stranieri, che mostrano dati in controtendenza: tre nati a fronte di nessun decesso e 18 iscrizioni anagrafiche in più (54 immigrati e 36 emigrati) significa un balzo di 21 unità.
In ogni caso si parla di 332 persone che rappresentano poco più del 5% della popolazione. All’interno di questo gruppo, i comunitari sono 119, mentre gli extracomunitari sono 213.
È vero che Covid ha segnato una controtendenza che ha spinto tante persone a tornare nei paesi, ma troppo spesso questi non offrono tutte quelle possibilità lavorative e servizi che possano anche permettere di restarci.