La CGIL trevigiana ha sollevato un problema che sta diventando una questione regionale se non addirittura nazionale ed è quello delle RSA, le residenze sanitarie assistenziali, dove l’emergenza coronavirus si trascina ormai da sette mesi, prima con i contagi di massa, poi con una segregazione forzata e ora con la ripartenza di vari focolai, fra ospiti e operatori.
A tutto questo, ora cominciano ad aggiungersi anche preoccupazioni di ordine economico, di vera e propria sostenibilità, perché i posti rimasti liberi, in seguito alla morte o ai trasferimenti di alcuni ospiti, non sono mai più stati occupati, a causa del lockdown.
Quindi è facile capire che mancando ospiti, è venuta a mancare anche una parte importante delle rette, e mancando le rette, i bilanci non quadrano più. La riduzione media dell’occupazione si aggira tra il 10-15%, con punte del 20%.
A fronte di maggiori spese per la messa in sicurezza degli anziani e degli operatori, per sanificazioni varie, sono stati registrati minori introiti e, siccome così non si può andare avanti, il rischio è che alcune strutture più piccole siano costrette a chiudere, riducendo l’offerta rivolta ad una fascia di popolazione in crescita costante.
Unica nota “positiva”, l’azzeramento delle liste d’attesa.
I sindacalisti esortano pertanto la politica ad intervenire per tempo, con una riforma degli Ipab,(Istituti pubblici di assistenza e beneficenza) prima che il sistema collassi, perché “gli anziani sono una parte importante del popolo veneto”.