Sanremo 2025 si avvicina ed iniziano a venir fuori alcuni retroscena sull’organizzazione di Carlo Conti: uno di questi riguarda l’autotune
Vi siete mai chiesti come sarebbe il Festival di Sanremo senza autotune? Bene, per l’edizione 2025 del celebre festival della canzone italiana, questa domanda non è più solo retorica.
Durante la conferenza stampa di presentazione di Sanremo Giovani, Carlo Conti, direttore artistico della manifestazione, ha finalmente affrontato il tema, chiarendo una volta per tutte la sua posizione sull’uso di questo strumento.
L’autotune, per molti, rappresenta un argomento divisivo. Da una parte, c’è chi lo vede come un’innovazione necessaria per restare al passo con le tendenze musicali globali. Dall’altra, i puristi storcono il naso, considerando l’uso di effetti vocali una sorta di “tradimento” nei confronti della musica dal vivo. Conti, con la sua inconfondibile pacatezza, ha deciso di affrontare di petto il tema, spiegando che l’autotune sarà presente anche nell’edizione 2025, ma con una precisazione importante.
Secondo quanto dichiarato dal direttore artistico, l’autotune non rappresenta affatto una novità per il Festival. “L’autotune ci sarà – ha detto – perché non ammetterlo significherebbe andare contro la logica della discografia di oggi, di certe sonorità, di certi modi di cantare. Non sono moltissimi quelli che lo utilizzeranno, ma vietarlo sarebbe assurdo”. Con queste parole, Conti dimostra di comprendere l’evoluzione della musica moderna, senza però rinunciare a un certo equilibrio.
L’approccio di Carlo Conti all’autotune e al dialetto dimostra la sua capacità di adattarsi ai tempi senza perdere di vista l’essenza di Sanremo. Il Festival resta un simbolo della musica italiana, ma non può ignorare le trasformazioni del panorama musicale. Come sempre, la vera sfida sarà trovare il giusto equilibrio tra rispetto per la tradizione e apertura al nuovo.
Le regole per l’utilizzo dell’autotune e il “No” ai pezzi in dialetto
A fare chiarezza è stato anche Claudio Fasulo, vicedirettore del settore intrattenimento Prime Time della Rai, che ha spiegato come il regolamento di Sanremo preveda l’uso dell’autotune esclusivamente come effetto vocale e non come correttore d’intonazione.
Questa distinzione è cruciale: l’autotune, dunque, non verrà utilizzato per mascherare errori o mancanze tecniche degli artisti, ma come un mezzo creativo per arricchire determinate performance. “È una scelta dell’artista – ha aggiunto Alessandro Cattelan, e dipende tutto dal gusto personale e dal modo in cui viene usato.”
Durante la conferenza stampa non si è parlato solo di autotune, ma anche di un altro tema spinoso: l’uso del dialetto nei brani in gara. La questione era già emersa nel 2024, quando Geolier aveva portato sul palco una canzone quasi interamente in napoletano, suscitando dibattiti accesi.
Carlo Conti, da sempre attento a rappresentare le diverse anime dell’Italia, ha chiarito che anche per il dialetto ci sarà apertura, ma con una precisazione: “L’importante è che non tutto il brano sia in dialetto. Il dialetto fa parte del nostro modo di parlare e cantare, ma serve equilibrio”.