Marco Zennaro, l’imprenditore italiano arrestato in Sudan oltre due mesi fa, per via di un contenzioso economico, è stato scarcerato ma resta ai domiciliari in un albergo di Khartoum, lo precisa la Farnesina. Nei giorni scorsi il Direttore Generale per gli italiani all’estero Luigi Vignali aveva chiesto la scarcerazione dell’uomo alle autorità sudanesi dopo le notizie sulle sue preoccupanti condizioni di psico-fisiche.
Il 46enne, padre di tre bambini, titolare di un’azienda di materiali elettrici, la Zennarotrafo, era arrivato in Sudan a metà marzo dopo che un’azienda con cui era in affari, la ditta ‘Al Gallabi’, aveva contestato una fornitura di trasformatori che secondo l’acquirente non erano conformi alle caratteristiche previste dall’accordo. Accuse ancora da verificare, che però hanno portato l’imprenditore a vivere due mesi e mezzi in carcere.
Una vicenda complessa: il secondo arresto sarebbe avvenuto per ordine di Abdallah Ahamed, un uomo del generale Mohamed Hamdan Dagalo, vicepresidente del Consiglio militare di transizione dopo il colpo di stato sudanese del 2019, che sarebbe il vero cliente che voleva completare l’acquisto attraverso Gallabi, che nel frattempo è stato trovato morto nel Nilo.
Zennaro, che era partito per il Sudan con l’intenzione di parlare di persona con l’acquirente e risolvere il problema, si è ritrovato in qualcosa più grande di lui. Incarcerato più volte, in luoghi sempre più disumani, con altre decine di persone e senza nemmeno un letto su cui riposare. Finalmente l’incubo sta per finire.