A Monticello di Fara di Sarego, durante lo scavo per la posa di una condotta idrica sono stati scoperti i resti di un cimitero longobardo, una vera e propria necropoli con una cinquantina di tombe e un edificio di culto, databili tra la fine del VI secolo e gli inizi del VII.
La scoperta è avvenuta durante degli scavi preliminari del cantiere di Veneto Acque per la posa della condotta idrica Montecchio-Brendola-Lonigo, per portare acqua pulita nelle zone più contaminate dall’inquinamento da Pfas.
Che il territorio fosse ad alto potenziale archeologico era risaputo e per questo, nei mesi scorsi, erano stati organizzati degli scavi preventivi in diversi punti e tutti hanno portato alla luce reperti interessanti, da tratti di strade romane a resti di sepolture, fino alla clamorosa scoperta della necropoli.
A confermare le origini longobarde sono stati gli archeologi della Soprintendenza di Verona, che tra le varie tombe ne hanno individuata anche una di un personaggio “di alto rango”, probabilmente un cavaliere, con tutto un suo arsenale. Come ha spiegato Claudia Cenci, responsabile archeologica, “vista la quantità di reperti rinvenuti, contiamo possa esserci altro materiale attorno, in grado di fornirci un quadro storico molto dettagliato della presenza di comunità longobarde nella zona”.
Oltre alle tombe e a diversi corredi funerari e all’arsenale del cavaliere, sono stati rinvenuti anche bracciali in metallo, pettini in osso e bottiglie di vetro, inoltre, poco lontano dal cimitero, sono emersi anche dei resti della bocca di una fornace per mattoni dell’epoca romana, risalente alla fine del primo secolo, “che con molta probabilità i Longobardi hanno riciclato, riutilizzandola”.
Come ha fatto sapere il soprintendente Vincenzo Tinè, “questo è uno dei principali siti trovati nel Vicentino ed è il principale ritrovamento dell’anno archeologico con quello della Domus romana di Negrar. Contiamo che possa diventare uno dei siti chiave per capire la storia della comunitaà longobarda nell’Italia settentrionale”.
Adesso l’idea sarebbe quella di ampliare lo scavo, senza andare ad interferire con il cantiere idrico che comunque dovrà subire qualche modifica nel suo tracciato, con l’obiettivo di arrivare nel giro di qualche anno ad organizzare una mostra sull’epoca longobarda nel Vicentino.