Continua a tenere banco il dibattito sullo spostamento del Tribunale rodigino. Nel tutti contro tutti di questi giorni le certezze sono poche: la prima che la Cittadella di giustizia dovrà abbandonare la sua attuale sede in via Verdi, troppo piccola e che non si può nemmeno ampliare dato l’arrivo del Carcere minorile regionale e la seconda che alla fine dei giochi la decisione sarà presa dal ministero della Giustizia.
Sul tavolo ci sono due soluzioni possibili per il trasferimento. Da una parte l’edificio dell’ex «Banca d’Italia» in via Domenico Piva unito alla vicina sede della Provincia, soluzione preferita dalla giunta guidata dal sindaco Edoardo Gaffeo. Dall’altra lo spazio dell’ex Questura in via Samuele Donatoni che trova invece il favore di parte dell’opposizione.
Nei giorni scorsi era intervenuto il segretario provinciale del Partito Democratico (forza di maggioranza) Angelo Zanellato che aveva invitato a non escludere nessuna delle opzioni in campo. Una proposta sostenuta anche dal consigliere comunale di minoranza Antonio Rossini che ha lanciato la proposta di una mozione condivisa sull’ex Questura. E proprio sulle questione era tornato ieri, dicendo: “Aspetto da Zanellato una mozione sulla collocazione del Tribunale per mantenere la promessa di tenere le aule di giustizia nel centro storico cittadino. Sono disponibile ad appoggiarla oppure si rischia di dare adito alle voci che vogliono la posizione di Zanellato non condivisa da tutto il Pd”.
Un’ipotesi respinta da Zanellato che replica: “Il consiglio comunale ha già deciso. Ora sarà la politica a riprende in mano i rapporti. La richiesta di coinvolgimento è condivisa, faremo in modo che le forze organizzate vengano coinvolte”.
Nella contesa si inserisce anche la lista civica dell’ex candidata sindaco Silvia Menon, adesso seduta tra i banchi dell’opposizione, che dice: “Ci aspettavamo di approfondire il tema in consiglio comunale. Invece non c’è stata volontà di condividere le scelte con la minoranza, ma nemmeno con la maggioranza. O c’è un peccato di superbia o c’è paura di affrontare il Consiglio per mancanza di coesione nella maggioranza. Ma la politica si fa pubblicamente, non nelle segrete stanze”. Il sindaco replica che le scelte sono state sempre condivise.