Ieri le minoranze si sono presentate nella sede della protezione civile a Marghera dove si tiene la conferenza stampa di Zaia, chiedendo una commissione di inchiesta che indaghi sulla «seconda ondata». Zaia ha fatto sapere che non si opporrà dicendo “non firmo atti di consiglio, ma non sono contrario: l’inchiesta era il minimo che ci si potesse attendere”.
La questione è stata sollevata dopo le dichiarazini di Crisanti della settimana scorsa e le indagini partite da Padova per verificare l’attendibilità dei test rapidi. Il presidente della Regione Luca Zaia sarà oggi in commissione Sanità, insieme ai tecnici che da un anno lo affiancano nella gestione della pandemia, per rispondere alle domande delle opposizioni e capire cosa sia accaduto in Veneto durante la seconda ondata.
Domande alle quali le minoranze vogliono dare risposta, soprattutto alla luce delle ricerche del professor Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia di Padova che ha contestato l’affidabilità dei test rapidi, e dello scivolone fuori onda del direttore generale della Sanità, Luciano Flor, durante la puntata di Report della scorsa settimana che ha sollevato il caso.
Anna Maria Bigon del Pd dice: “In tempi non sospetti abbiamo chiesto di istituire la zona rossa in Veneto. Purtroppo non siamo stati ascoltati. Ora vogliamo capire il motivo di un’azione uguale e contraria a quella che abbiamo proposto”. Le opposizioni inoltre denunciano di non essere ascoltate, complice la schiacciante maggioranza ottenuta dal presidente alle ultime Regionali.
“In 200 giorni abbiamo presentato 200 interrogazioni, 99 delle quali proprio sulla gestione della pandemia – spiega Lorenzoni -. Abbiamo ottenuto solo 41 risposte, spesso evasive e con oltre due mesi di ritardo”. Durissima l’accusa di Giacomo Possamai, capogruppo del Pd: “Dai consiglieri della Lega c’è una concezione da Ventennio del fare politica. Non si spiega altrimenti la serie di comunicati in stile “bastonatura” emessi a distanza di un quarto d’ora l’uno dall’altro nel giorno in cui abbiamo chiesto che Zaia venisse a riferire in aula, dove non lo vediamo da settembre”.
Zaia spiega che: “Non c’è mai stato alcun margine di discrezionalità politica. A meno che ora non mi si voglia venire a dire che dovevamo rinunciare a fare i test, a fare diagnosi e cercare i contagiati”. Proprio l’affidabilità dei test è al centro delle critiche di Crisanti che, denunciato da Azienda Zero per diffamazione, riceve però la solidarietà di 40 scienziati italiani che firmano una lettera in suo favore. Il primo firmatario è Silvio Garattini: “Se la denuncia si riferisce alla libertà del professor Crisanti di discutere pubblicamente le sue osservazioni – si legge nella lettera – riteniamo che la stessa possa costituire un pericoloso precedente avverso alla libertà della ricerca scientifica e offriamo a Crisanti il nostro sostegno”.
La questione si annoda ulterirmente e adesso si dovranno attendere i tempi tecnici delle indagini e della commissione d’inchiesta per andare a fondo della questione.