“The Donald” è sembrato in forma e perfettamente ristabilito dopo la parentesi Covid. Salito sul palco senza mascherina – a differenza di Biden, che l’ha indossata più come simbolo di critica alla gestione della pandemia che altro (era fresco di tampone negativo anche lui) – ha optato per calma e scarsa aggressività. Lasciando sfogare, e talvolta sbagliare, il suo avversario. Come quando – mentre si lasciava andare ad una frase messianica e sdolcinata sul Covid (“col virus non si convive, si muore”) – è incappato nella “mossa dell’orologio” che tanto costò, quella volta, a Bush sr. Una sbirciatina al quadrante che ha tradito però difficoltà e desiderio di farla finita il prima possibile.
Biden ha voluto enfatizzare le proteste anti-covid che mirano a delegittimare l’operato di Trump; un operato che però, a conti fatti, si sta rivelando molto meno disastroso di quanto sbandierato da sinistra. E che ha invece dimostrato come anche gli Stati Uniti possano, in un’emergenza sanitaria, garantire un minimo di sostegno a tutte le fasce della popolazione.
Inoltre, a penalizzare Biden più in generale, è stata forse l’eccessiva dose di idealismo e di immagine da “Mulino Bianco” che ha voluto dare degli Stati Uniti, qualora vincesse, nei prossimi quattro anni. Un difficile valzer tra le posizioni più radical dei democratici – diritti delle minoranze, ambientalismo, green economy, salario minimo, regolarizzazione dei clandestini – inconciliabili con quelle più pragmatiche di una rilevante fetta dell’elettorato dem. Che, a conti fatti, si sente molto più tutelata da un’attenta gestione dell’economia (che promette Trump) e, al limite, da leggerissime aperture sui temi citati, piuttosto che da sconvolgimenti propagandistici dagli effetti rischiosi.
Una chiave di lettura, quella data da Biden, che insiste sempre sulla dicotomia democratici = buoni e repubblicani = cattivi. E che è stata spesso smontata da Trump. Come quando lo sfidante ha posto l’accento sull’inaccettabile separazione, tra genitori e figli, nelle famiglie arrestate mentre provano ad entrare illegalmente negli Stati Uniti. Colpa dell’amministrazione Trump? L’attuale Presidente ha ricordato come le gabbie per tenere i clandestini, e in caso dividerli, siano un’invenzione che risale al 2014. Era Obama.
Accuse reciproche (dai conti correnti in Cina di Trump, agli affari sporchi del figlio di Biden) sono comunque volate – e sarebbe stato strano il contrario. Così come le inevitabili promesse di un futuro migliore e di tetri scenari qualora la spunti l’avversario. Un dibattito dev’essere pur sempre un dibattito; specialmente in America dove lo show è, per antonomasia, anche business.
I sondaggi di diverse emittenti hanno, stranamente, decretato la vittoria di Biden; ma in fondo, sono gli stessi che avevano già incoronato vincitrice Hillary Clinton. E sappiamo come è andata a finire.
Federico Kapnist