La legge sulle intercettazioni è entrata in vigore e i trojan, i malware introdotti nei nostri telefonini che consentono intercettazioni 24 ore su 24, hanno ricevuto il riconoscimento legislativo. Ora tutti possiamo essere spiati , controllati nei nostri spostamenti, nei nostri incontri anche più intimi, in tutte le nostre attività.
L’educazione liberale che che mi impartirono i miei genitori ha fatto sì che a nessuno di noi sarebbe mai venuto in mente di aprire una lettera destinata a qualcun altro, mai ci saremmo sognati di ascoltare di nascosto una conversazione privata e, se ci fossero stati a quel tempo i telefonini, avremmo avuto la certezza che nessuno avrebbe cercato di accedervi.
Ci hanno inculcato, insomma, fin da piccoli, l’idea che dovesse esserci uno spazio privato e inviolabile tutto nostro, che il loro ruolo non era quello di fare le sentinelle, che ogni individuo ha diritto a una sua sfera di riservatezza se non addirittura segretezza.
Soprattutto ci hanno fatto capire l’abissale differenza che esiste fra il sanzionare un errore e il prevenirlo col più spietato controllo. Le società libere sanzionano l’errore (il reato), quelle dispotiche lo prevengono con ogni sistema, anche quelli più liberticidi.
Da questa settimana è entrata in vigore la norma sui trojan e possiamo (forse lo siamo già) essere spiati in ogni momento della nostra vita anche i più privati e intimi, a cellulare acceso o spento, ogni nostro messaggio, ogni nostra foto, ogni nostro file può già essere in mano del nostro giudice o della nostra spia.
Ci stiamo incamminando su una brutta strada ed è giunta davvero l’ora di leggere o rileggere 1984 di Orwell: aveva capito tutto!
il passante