Il Fondo-salva-stati con i suoi 36 miliardi vincolati per la Sanità, continua a tenere divisa la maggioranza, tra il Partito Democratico favorevole e il Movimento 5 Stelle contrario, ma comincia a creare un fronte di apertura tra alcune Regioni dell’opposizione come Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria.
Con i soldi del Recovery Fund, che sembrano rimanere ancora molto teorici e i numeri dei contagi che aumentano e preoccupano, cresce il pressing da parte dei presidenti di regione, che sono responsabili della spesa sanitaria e, scorgono prima di altri il pericolo all’orizzonte.
E così Zingaretti, nella doppia veste di segretario PD e governatore del Lazio, si dice convintissimo sul suo utilizzo, come del resto De Luca, governatore della Campania, che gli fa eco dichiarandosi, “favorevolissimo, ma a patto che si faccia presto, in modo da poter spendere subito quei soldi!”
E fin qui nessuna sorpresa, ma la richiesta del MES, arriva anche da parte di Toti, da poco rieletto in Liguria, “a condizione che sia accompagnato da procedure di estrema semplificazione, ossia che si possano fare assunzioni per chiamata diretta, senza concorsi e, dare appalti per affidamento diretto, senza i tempi biblici delle gare”.
Il tema quindi diventa la velocità di spesa. Lo stesso ragionamento lo fa anche il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, di centrodestra come Toti.
Lo stesso Matteo Salvini, che aveva sempre considerato il Mes una fregatura, ora, attraverso i suoi governatori, come Fontana e Zaia, comincia a smussare gli angoli, a patto che, come ha ribadito il presidente della Lombardia “le risorse dell’Europa per la sanità siano aggiuntive e non sostitutive di quelle del Governo”.