Ieri, 18 ottobre, si è chiusa l’edizione 2020 del Festival dell’Innovazione di Padova. Anche quest’anno ci sono stati molti interventi interessanti che hanno cercato di descrivere la direzione che la ricerca e l’innovazione stanno prendendo nel nostro Paese. Si è discusso della lotta al cancro come del futuro delle biotecnologie.
Ci sono stati interventi sul futuro dell’alimentazione e sulle nuove piattaforme economiche. Come ogni anno è stato anche assegnato il “Premio Galileo” per la divulgazione scientifica. Quest’anno il vincitore è stato Giulio Cossu per il volume” La trama della vita”, edito da Marsilio. Un interessante saggio sulla genetica e sulla possibilità di riscrivere il codice genetico. L’editing genetico è solo una delle possibilità che oggi vengono offerte dalla medicina rigenerativa.
“La medicina rigenerativa è un salto di dimensione – dichiarava qualche tempo fa Cossu a Il Bo Live in un’intervista di Silvia Bencivelli –. Il farmaco nella migliore delle ipotesi interferisce con un meccanismo molecolare che in qualche modo è errato, lo blocca e lo ripristina. Con la medicina rigenerativa noi vogliamo rigenerare i tessuti e le cellule colpite dalla malattia. Si interviene sul Dna, sul codice genetico, è un’altra dimensione”.
Partendo da queste premesse, Giulio Cossu – che insegna medicina rigenerativa a Manchester e si occupa di cellule staminali per la terapia delle distrofie muscolari – passa in rassegna successi e fallimenti di quarant’anni di studi. Un intervento che ha particolarmente riscosso il plauso dei partecipanti al festival è stato anche quello di Marta Basso, giovane manager e poetessa vicentina che ha sottolineato come, per sviluppare realmente dei processi di crescita condivisi, ci sia bisogno di un forte dialogo tra le start-up e l’Università.
Il Veneto è un territorio dove le nuove imprese legate allo sviluppo tecnologico possono trovare un humus eccezionale per svilupparsi. Questo anche per la presenza di molte realtà universitarie molto attente alla ricerca scientifica e per l’attenzione alle nuove tecnologie che anche l’associazione veneta degli industriali persegue ormai da tempo.
In questi giorni nel nostro Paese si discute su come utilizzare i fondi europei del Recovery Fund. L’auspicio è che il Recovery Fund venga anche utilizzato per catalizzare investimenti per promuovere le idee che vengono dalle nuove generazioni. Un Recovery Fund che non deve dimenticare gli investimenti nella ricerca.
Del resto il medico inglese del XVII secolo William Harvey definiva la ricerca come un appuntamento al buio con la conoscenza. Ed il Mondo contemporaneo deve avere sete di conoscenza, altrimenti non si può sperare di avere un progresso compatibile con le esigenze di tutala del nostro Pianeta.
Ma tornando con la testa nuovamente sulla Terra dobbiamo ammettere che troppo spesso si pensa al Veneto come regione regina del manifatturiero, ma ci si scorda delle tante realtà HiTech che insistono nella nostra Regione. Poche persone sono a conoscenza che, per esempio, nel vicentino, è presente un distretto aereospaziale. Peccato che quest’anno non vi sia stata nessuna comunicazione legata alla Space Economy durante il Galileo Festival. Sono sicuro che non sarà così nell’edizione 2021. La Space Economy si sta sempre più affermando come uno dei settori con il più grande sviluppo a livello globale.
Basti pensare che, per la sola Italia, sono previsti per il 2021 investimenti per oltre 6 miliardi di euro. Miliardi che salgono a 400 se invece vogliamo considerare gli investimenti nella tecnologia spaziale per il 2021 a livello mondiale. Allora per il festival dell’innovazione 2021 dobbiamo auspicare quanto ci viene ricordato da un famoso motto latino: Per Aspera ad Astra!
Massimo De Caro