Sono 2500 in Italia, i collaboratori assunti da società in appalto nel 2019, 120 circa in Veneto e 22 nel Veneziano. Nella Città metropolitana prestano la loro opera nei centri per l’impiego di Mestre, Dolo, Mirano, Portogruaro, San Donà e Chioggia. In regione i centri sono una quarantina.
La paura dei sindacati è che con le agende piene di “patti sociali” da avviare con i disoccupati (e la scadenza della proroga dei licenziamenti) perdere i navigator sarebbe uno schock per il mondo del lavoro. E quindi hanno manifestato in Campo San Maurizio per lanciare un appello a Mario Draghi.
“Mai come ora, con il ritorno ai licenziamenti e la crisi economica del Covid che ha tagliato centinaia di migliaia di posti di lavoro, i navigator, inseriti in una riforma di tutto il sistema dei centri per l’impiego e delle politiche attive del lavoro in Italia, potrebbero dare il loro apporto per sostenere le conseguenze del dramma occupazionale e sociale che si profila all’orizzonte”, hanno spiegato i sindacati.
Il ruolo dei mediatori è quello di incontrare le imprese, preparare gli aspiranti lavoratori e metterli nelle condizioni di sostenere un colloquio, spiegano i sindacati, ma fanno anche altro come insegnare alle persone senza compenze digitali come usare le mail o navigare nel sito del centro per l’impiego.
“I centri per l’impiego sono sotto organico e in Italia non hanno al loro interno questi facilitatori, come in molte parti d’Europa, che fanno la differenza nel far incontrare domanda e offerta, evitando così di consegnare il ruolo alle agenzie per il lavoro private che hanno un costo anche per le imprese. Usciamo dalla crisi se facciamo ripartire produttività e lavoro ma serve creare e selezionare le persone cercate”, dice Luigino Tasinato coordinatore regionale Nidil Cgil.
“Chiediamo un dialogo con il governo e la regione affinché questi professionisti, i navigator, all’opera da agosto 2019, vengono prorogate. In questa fase devono avere la possibilità di esprimere la loro professionalità nel futuro, ora che sarà necessaria”, commenta Maria Iorfida di UilTemp.
Certo non è facile, soprattutto se, come è stato fatto notare, è l’infrastruttura che manca, ovvero una banca dati digitale del lavoro nazionale, come da anni in tanti addetti chiedono, in modo da poter incrociare domanda e offerta in modo più efficace. Ma non basta, servono politiche attive che davvero riescano ad accompagnare le persone all’interno del mondo del lavoro e lo si può fare solo con la formazione professionale. Tutte cose che Draghi sa bene.