Oltre 1.050 interventi, per un totale di 1.084 persone soccorse, il 16% in più del 2019. Nonostante il Covid-19 e le restrizioni agli spostamenti, il 2020 è stato un anno di grande impegno per i 744 volontari veneti del Soccorso Alpino.
In questo periodo, la montagna, soprattutto quella vicino a casa, è stata riscoperta, ma se da una parte ha permesso al turismo estivo di sopravvivere, dall’altra ha portato in quota tantissimi “escursionisti della domenica”, spesso improvvisati, senza adeguata preparazione, tecnica ed attrezzatura. Infatti degli 888 interventi a carattere sanitario, il 35,3% ha cause ascrivibili alla mancata preparazione fisica e psicofisica e alla perdita dell’orientamento.
Le cause degli interventi sono ascrivibili in particolare a cadute e scivolate, complessivamente incidono per il 34,7%, ma è il 2% in meno rispetto al 2019, ed il trend è in diminuzione da anni. Oltre la metà degli interventi riguarda l’escursionismo. Seguono l’alpinismo (6,7%), le ferrate (causa del 6% degli infortuni), gli incidenti sulle piste da sci (5,9%, ma da marzo 2020 non si è più potuto sciare).
Lo scialpinismo è quasi in fondo alla classifica con il 2% d’incidenti. Anche se, anticipa il Soccorso Alpino, i dati andranno sicuramente aggiornati al rialzo nel 2021, visto che con le piste chiuse molte persone hanno riscoperto o praticato per la prima volta quest’attività. Inoltre il 90,8% delle persone soccorse non risulta iscritto al Cai (Club alpino italiano) e non dispone di un’assicurazione. Un problema che diventa anche economico dato che nel 49% degli casi le persone soccorse erano illese.