“Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso”, dice l’ufficiale dell’Arma ai microfoni di Buongiorno Regione, su Rai Tre. “C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione“.
Sarebbe questa la svolta delle indagini, arrivata quasi all’alba, dopo una notte di interrogatori serrati. Un confronto di oltre dodici ore con dipendenti e tecnici dell’impianto convocati nella caserma dell’Arma, a Stresa, dal pomeriggio di ieri. Già da ieri sera, con l’arrivo dei primi avvocati, è stato chiaro che la posizione di alcuni di loro era cambiata. Tre giorni dopo la tragedia ci sono tre fermati: si tratta del proprietario della società che gestisce l’impianto, la Ferrovie Mottarone srl, il direttore e il capo operativo del servizio.
A disporre il fermo è stato il procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, che con il pm Laura Carrera coordinano le indagini dei carabinieri. Ieri è stato aperto formalmente un fascicolo per omicidio colposo plurimo, disastro colposo con messa in pericolo della sicurezza dei trasporti e lesioni gravissime.
Nelle prossime ore, non appena il quadro delle società e degli enti coinvolti nella gestione e manutenzione dell’impianto sarà preciso, si procederà alle iscrizioni nel registro degli indagati. Un atto dovuto come primo passo di una inchiesta tecnica, necessario per poi procedere con una consulenza che avverrà con la forma dell’accertamento irripetibile.
Nei confronti dei tre fermati, per i quali la procura di Verbania chiederà nelle prossime ore la convalida del fermo e la misura cautelare, è stato raccolto quello che il procuratore Olimpia Bossi definisce “un quadro fortemente indiziario”. L’analisi dei reperti ha infatti permesso di accertare che “la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso”.
Per gli inquirenti, il ‘forchettone’, ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane, non è stato rimosso. Un “gesto materialmente consapevole”, per “evitare disservizi e blocchi della funivia”, che da quando aveva ripreso servizio, presentava “anomalie”.
Entrata in funzione da circa un mese, dopo lo stop a causa della pandemia, la funivia del Mottarone “era da più giorni che viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi”, precisa il procuratore Olimpia Bossi. Interventi tecnici, per rimediare ai disservizi, erano stati “richiesti ed effettuati”, uno il 3 maggio, ma “non erano stati risolutivi e si è pensato di rimediare”. Così, “nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale”, sottolinea il magistrato, che parla di “uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti svolti“.
Le indagini non sono finite, infatti i tecnici sono ancora a lavoro per verificare quanto emerso in questi giorni; inoltre la procura di Verbania intende “valutare eventuali posizioni di altre persone”. “Si è tutto accelerato nel corso del pomeriggio e di questa notte – conclude il procuratore lasciando la caserma -. Nelle prossime ore cercheremo di verificare, con riscontri di carattere più specifico, quello che ci è stato riferito”, conclude parlando di “un quadro fortemente indiziario” nei confronti dei fermati. Persone che avevano, “dal punto di vista giuridico ed economico, la possibilità di intervenire. Coloro che prendevano le decisioni”. E che, secondo gli sviluppi dell’inchiesta, non l’hanno fatto.
“Sarà una indagine tecnica e documentale e non sarà lampo – dice chi indaga – preferiamo muoverci con cautela”. L’ultima revisione dei cavi è del novembre 2020 e il 3 maggio scorso, come ha affermato in una nota la Leitner società che se ne occupa e sono stati effettuati “manutenzione e controllo delle centraline idrauliche di frenatura dei veicoli”; non sarà dunque facile capire perché la fune d’acciaio trainante si è spezzata e il freno a ganasce non si è attivato.
Per questo verranno esaminati i documenti sequestrati presso la società Ferrovie Mottarone, compresi i report relativi alla revisione, che per legge vanno trasmessi a un ufficio periferico del Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture. Verranno inoltre analizzati i filmanti delle telecamere di sorveglianza, sequestrate anch’esse con l’intero impianto, che riprendono arrivo e partenza della teleferica.
“È un momento triste per la nostra Regione, domenica era il giorno della ripartenza, l’occasione per riassaporare il primo scampolo di vita normale. Il destino lo ha fatto coincidere con una tragedia immane“, dice il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, parlando nell’Aula del Consiglio regionale, che ha osservato un minuto di silenzio per le vittime del Mottarone. “In attesa che si chiarisca la verità, che dovrà essere chiarita con tutti i mezzi – ha aggiunto – apprezziamo che la Procura abbia subito aperto una inchiesta e che il ministro dei Trasporti abbia istituito una commissione di indagine: la verità dovrà emergere”.
Per quanto riguarda Eitan, il bambino di 5 anni, l’unico sopravvissuto, la prognosi resta riservata e per ora non viene sciolta, ma è iniziato il processo di risveglio. Il bimbo è stabile è ha passato una notte tranquilla, c’è ottimismo tra i medici. Per questo – spiega li direttore generale della Città della Salute Giovanni La Valle, “l’equipe del dottor Ivani ha iniziato l’iter per il risveglio che consiste nel ridurre i dosaggi dei farmaci che lo stanno tenendo in coma farmacologico. Nelle prossime ci sarà una riduzione sempre più graduale”.
A seguito della tragedia è stato anche modificato il percorso del Giro d’Italia. “La Direzione del Giro d’Italia – a seguito dei tragici eventi di domenica scorsa che ha coinvolto la Funivia del Mottarone – e di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, la Regione Piemonte e tutte le altre istituzioni interessate ha deciso di modificare il percorso della diciannovesima tappa della Corsa Rosa. Il nuovo percorso sarà di 166 km e la partenza verrà data da Abbiategrasso alle 12.35. L’arrivo è previsto sempre tra le 17:00 e le 17:30”.