Dopo la grande mobilitazione sociale e politica, l’incubo, stavolta, sembrava finito. Dopo quasi due mesi d’attesa per Marco Zennaro, imprenditore veneziano 46enne detenuto in Sudan in una cella del commissariato di Khartoum, era arrivata la tanto agognata decisione del Procuratore generale locale: il magistrato sudanese infatti aveva firmato l’istanza di scarcerazione, accogliendo quindi il ricorso della difesa, ritenendo prive di fondamento le accuse e quindi, di conseguenza, la carcerazione.
Prima un ordine di scarcerazione. Subito dopo nuove accuse e un nuovo ordine di custodia che ha fatto ripiombare nell’incubo l’imprenditore veneziano che per un attimo ha sognato la libertà. A raccontare cosa è successo ieri sera è stato il deputato Pd Nicola Pellicani, impegnato in prima line per la sorte del suo concittadino: in contatto costante con la Farnesina, ha fatto il possibile per capire cosa stesse succedendo in Sudan.
“Caduta l’accusa di controversia commerciale, questo si prefigura ormai come un vero e proprio sequestro di persona e noi non possiamo tollerarlo – ha detto ieri sera Pellicani – .Speriamo che nelle prossime ore la situazione venga chiarita, vengano esplicitate queste nuove accuse che non conosciamo ancora, ma è chiaro che chi voleva derubricare la cosa a una semplice disputa tra aziende non può più farlo. Farnesina e ministero stanno facendo il massimo possibile”.
Sulla complessa questione è intervenuto anche il presidente di Confindustria Venezia Vincenzo Marinese: “A nome di Confindustria Venezia esprimo profondo rammarico per quanto sta accadendo a Marco Zennaro, detenuto in Sudan in condizioni intollerabili. Le ragioni che hanno portato al suo arresto risultano poco chiare e difficilmente intelligibili. Tuttavia la sicurezza nello svolgimento del proprio lavoro deve essere garantita sempre e dovunque. Assistiamo, invece, ad un episodio di gravissima violazione dei diritti umani. Non ci rimane che riporre tutta la nostra fiducia nell’attività delle Istituzioni, nell’auspicio che questa inaccettabile vicenda si risolva in tempi rapidi e con un esito positivo per l’imprenditore veneziano, al quale va la nostra vicinanza. Ad ogni ora persa, la sua condizione rischia di peggiorare. Se il nostro Paese non dovesse intervenire con solerzia, una tale mancanza sarebbe poco comprensibile e provocherebbe azioni forti da parte nostra. Marco, prima ancora di essere un imprenditore, è un padre e figlio di questo territorio. L’indifferenza non è tollerabile”.