Da che mondo è mondo, in diplomazia l’aggettivo “franco” assume un significato ben più forte di quello che ricopre nel linguaggio di tutti i giorni. Nello specifico, indica come le parti abbiano espresso punti di vista diametralmente opposti, a tratti inconciliabili, su alcune questioni.
Per l’appunto, sono stati definiti “franchi” i colloqui a porte chiuse tenutisi tra i rappresentanti di Stati Uniti e Cina durante il summit sino-americano in corso ad Anchorage, in Alaska. E che hanno confermato la profonda distanza tra le due Potenze su diversi temi: Hong Kong, persecuzione degli Uiguri nello Xinjiang, cybersicurezza, Taiwan, rivalità geopolitiche.
Quel che è certo, è che se Washington pensava di poter fare la voce grossa usando toni aggressivi e minacciosi, intimorendo così Pechino, si sbagliava di grosso. Le accuse alla Cina di minare la stabilità globale pronunciate dal segretario di Stato, Anthony Blinken, sono state infatti rispedite al mittente in modo perentorio. Con l’aggiunta di fomentare sentimenti anti-cinesi e di ragionare, ancora, secondo logiche da Guerra Fredda. Come se non bastasse, il capo della diplomazia del “Celeste Impero”, Yang Jiechi, ha ricordato come la volontà americana di rappresentare la comunità internazionale, non stia in piedi per via di perduranti violenza e razzismo nella sua società.
Unico terreno comune, quello della lotta al cambiamento climatico; con l’auspicato impegno da parte di Pechino a dare una svolta alle emissioni. Ma le divergenze, oltre ai fronti già citati, hanno spaziato anche sul reciproco boicottaggio dei colossi tech Huawei e Tesla; oltre che sullo spregio dimostrato da Pechino verso l’embargo americano contro Iran e Venezuela. La Cina, infatti, prosegue a ritmo crescente ad importare greggio dai due “stati canaglia”; toccando il record delle importazioni da due anni a questa parte.
La settimana prossima, arriverà in visita ufficiale da Xi Jinping il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Biden, dopo aver definito Vladimir Putin “un assassino”, deve evitare a tutti i costi un ulteriore ravvicinamento sino-russo. L’approccio verso i due colossi rivali, dovrà essere però ben diverso rispetto a quello tenuto negli ultimi giorni.
Federico Kapnist