Strano Paese l’Italia; dove una procura si diverte ad andare a fare le pulci, e provare ad incriminare, chi all’estero tiene alta, per non dire altissima, la nostra bandiera.
Paolo Scaroni e Claudio Descalzi, rispettivamente ex e attuale amministratore delegato di Eni, sono stati assolti dal tribunale di Milano perché il fatto – corruzione internazionale e pagamento di tangenti – non sussiste.
Le accuse della procura meneghina erano pesanti: i vertici del “Cane a sei zampe” avrebbero versato fondi alle autorità nigeriane per accaparrarsi una preziosa licenza estrattiva; nello specifico, quella del giacimento petrolifero del campo Opl-145.
Anni di fango e di fuoco amico contro l’azienda italiana più grande e più intraprendente, attiva in tutto il mondo, risoltisi in un nulla di fatto. A fronte del gravissimo danno d’immagine per l’azienda stessa e i suoi due dirigenti. “Il processo dopo tante udienze, dopo aver esaminato migliaia di documenti, finalmente restituisce a Descalzi intatta la sua reputazione di manager e all’Eni il suo ruolo di grande azienda italiana di cui siamo tutti orgogliosi”. Così il legale di Descalzi ed ex ministro della Giustizia, Paola Severino.
“[…] Scaroni è 12 anni che è sotto processo ed è stato assolto in tutti i gradi di giudizio per l’Algeria e in questo grado di giudizio ha confermato un’altra assoluzione. È sempre stato assolto e sempre con formula piena”, ha invece commentato l’avvocato del manager vicentino, de Castiglione.
L’immagine e la reputazione dell’Eni sono salve.
Federico Kapnist