Aumentano ancora le tsse: stavolta la stangata è pesante, 300 euro in più
Ogni anno le tasse aumentano, e non c’è settore che non ne risenta. Che si tratti di imposte sulla casa, di IVA o di contributi per i servizi, i cittadini italiani si trovano sempre a fare i conti con il crescente peso fiscale. Uno degli aumenti più rilevanti che ha scosso molte famiglie quest’anno riguarda la Tari, la tassa sui rifiuti. Un’imposta che, per quanto spesso considerata “meno visibile” rispetto ad altre, incide profondamente sul bilancio domestico, e che quest’anno ha registrato un aumento che ha fatto alzare non poco le sopracciglia.
L’aumento della Tari: quanto si paga in più
Nel 2024 la spesa media per la Tari è aumentata del 2,6% rispetto all’anno precedente, portando il totale annuale a una cifra che sfiora i 329 euro per una famiglia di 3 persone che vive in una casa di 100 metri quadrati. Ma la vera sorpresa è che, in alcune città, l’aumento si è fatto sentire in modo molto più pesante, con rincari che arrivano anche a 300 o 400 euro rispetto all’anno scorso.
I capoluoghi italiani si trovano così a fronteggiare una situazione variegata, dove alcune aree registrano un aumento esponenziale dei costi, mentre altre riescono a mantenere le tariffe relativamente basse. In media, una famiglia del Sud Italia si trova a dover sborsare cifre molto più alte rispetto a quelle delle città del Nord, a causa delle difficoltà nella gestione dei rifiuti e delle differenze nel sistema di raccolta e smaltimento.
Le città che si confermano tra le più costose per la Tari sono Catania, dove la spesa annua si attesta a 594 euro, senza alcuna variazione rispetto al 2023, e Puglia, che presenta una media di 426,50 euro, con un aumento superiore al 4% rispetto all’anno precedente. Se il Sud Italia continua a far registrare i costi più elevati, è anche vero che il Nord offre una realtà molto diversa.
Prendiamo Trento, la città dove si paga meno: qui, infatti, la Tari si aggira sui 183 euro, un importo che è addirittura sceso rispetto all’anno passato. Al di là delle cifre, il fenomeno che emerge è quello di una disparità sempre più marcata, con il Sud che soffre per una gestione meno efficiente dei rifiuti, mentre il Nord si distingue per una raccolta differenziata molto più avanzata e una gestione dei servizi più efficiente.
Tasse, i motivi dei rincari della Tari e la disparità tra Nord e Sud
Secondo l’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, i rincari della Tari sono legati a una serie di fattori che spaziano dalla carenza di impianti di trattamento dei rifiuti all’uso ancora troppo diffuso della discarica come sistema di smaltimento. In aggiunta, sebbene il livello di raccolta differenziata sia in aumento, con una media nazionale che ha superato il 65%, le performance continuano a essere molto disomogenee tra le diverse regioni italiane. In particolare, al Sud il recupero delle risorse e la differenziazione dei rifiuti sono decisamente più bassi, con una gestione inefficiente dei materiali e un alto ricorso a metodi non ecologici.
Mentre nel Trentino Alto Adige, ad esempio, l’efficienza nella gestione dei rifiuti e una buona percentuale di differenziata contribuiscono a mantenere la Tari bassa (203 euro), nelle regioni del Sud come la Puglia e la Campania, l’incapacità di ridurre i rifiuti e di promuovere una corretta gestione dei materiali porta a un aumento dei costi, che ricade inevitabilmente sulle tasche dei cittadini. Il divario non si limita solo ai numeri, ma riflette anche una questione di cultura ambientale e di investimenti pubblici in infrastrutture.
Dove si paga di meno e dove si paga di più
Nel 2024, oltre a Trento, ci sono altre città del Nord che continuano a mantenere la Tari tra le più basse, come Bolzano e Siena, dove il costo annuo non supera i 200 euro. Ma non è solo una questione geografica: alcune regioni virtuose, come la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto, si distinguono per una raccolta differenziata particolarmente elevata e una gestione del ciclo dei rifiuti molto più efficiente rispetto ad altre aree del Paese.
Nonostante le differenze regionali, la crescente disparità tra Nord e Sud evidenzia un quadro piuttosto sconfortante. La Tari non è solo una tassa, ma anche un riflesso delle difficoltà nel sistema di gestione dei rifiuti, che continua a vedere l’Italia come un paese con notevoli disuguaglianze nella gestione ambientale e nell’impatto fiscale sui suoi abitanti.
Raccolta differenziata: il miglioramento non basta
Mentre la Tari continua ad aumentare, il sistema dei rifiuti in Italia appare lontano dall’essere davvero sostenibile ed efficiente. Per affrontare questa situazione, non basta agire solo sulla tariffa, ma è urgente ripensare l’intero ciclo della gestione dei rifiuti, migliorare la raccolta differenziata e ridurre la produzione di rifiuti. Se non verranno presi provvedimenti concreti, continueremo a vedere questi aumenti nelle nostre bollette, con un peso sempre più insostenibile per i cittadini italiani.