Una vera e propria strage di cozze, se ne sono perse a tonnellate e ora i mitilicoltori di Pellestrina non sanno più che fare. «Il 2020 è un anno terribile per i mitilicoltori», dice Alessandro Faccioli, presidente di Coldiretti Impresa Pesca che raggruppa cinque cooperative; si parla di circa 350 pescatori i cui profitti sono legati ai delicati equilibri che regolano la salute del mare e purtroppo qualcosa non sta andando come si sperava.
Tutto è partito a metà agosto quando una quindicina di impianti situati a tre miglia dalla costa hanno iniziato a raccogliere le cozze, delle quali più della metà erano morte.
Un impianto produce circa 600 tonnellate all’anno di cozze e in questo momento ne sono state raccolte circa 200 e la fine della stagione è alle porte. «Presi dal panico e dalla smania di recuperare il recuperabile, chi ha venduto lo ha fatto a 40 centesimi al chilo quando gli è andata bene» riprende Faccioli. Un prezzo ridicolo se si considera il lavoro che sta dietro all’allevamento di questi mitili che prevede sgranatura, lavaggio, selezione e reincalzo in rete e se si considerano gli investimenti dai quali rientrare: «Parliamo di 500 o 600 mila euro per dotarsi delle unità servite di impianto, navi fattoria da 20 metri in cui avviene tutta la lavorazione delle cozze».
Gli esperti stanno indagando sulle cause di questa moria che aveva colpito anche la marineria di Pila dopo il maltempo di fine agosto. «Temiamo che le alte temperature dell’acqua insieme all’arrivo di acque dolci sospinte dal vento di scirocco abbiano contribuito a stressare le cozze portandole a morire – afferma Faccioli – ma per dirlo con certezza dobbiamo attendere le analisi dei biologi».
Adesso Coldiretti andrà a chiedere aiuto alla Regione. «È necessario trovare una soluzione che possa portare nel minor tempo possibile ad un risarcimento dei danni per i produttori» conclude Faccioli.