Va avanti il ricorso al Tar contro il progetto che prevede nuove trivellazioni in Adriatico e proprio nelle acque del Delta del Po, colpito per anni dal fenomeno della subsidenza. L’Ente Parco Delta del Po, ha incaricato lo studio dell’avvocato Bruno Barel di rappresentare l’istituzione nel ricorso contro il decreto del ministero della Transizione Ecologica di Roberto Cingolani, che autorizza il nuovo giacimento.
E adesso all’Ente Parco, che rappresenta i nove comuni del Delta e si farà carico degli oneri finanziari del procedimento, si è unita la Provincia di Rovigo con un recente decreto del presidente Ivan Dall’Ara. “Perché questo non è un problema che riguarda solo i nove comuni del Delta – dichiara il presidente dell’Ente Parco Delta del Po, Moreno Gasparini – ma tutta la provincia di Rovigo”.
Nel merito le questioni che il ricorso solleverà sono due: “Il giacimento convenzionalmente denominato Teodorico – spiega Gasparini – si colloca al limite di un Sic Marino, ovvero di un sito di interesse comunitario, decretato per la salvaguardia delle specie in via di estinzione, come tartarughe e delfini. L’altro aspetto ancora più tangibile per il nostro territorio è il rischio subsidenza. Già nel passato la Regione Veneto (era il 2016) si è espressa con un netto No alle trivellazioni. Estrarre metano abbassa il livello del suolo. Nel territorio del Parco le strade sono già tra i 2 e i 2,5 metri sotto il livello del mare e c’è un continuo lavoro per evitare che il terreno così fragile continui ad abbassarsi. È anche una questione di sicurezza”.
Il progetto presentato dalla società Po Valley Operation pty ltd prevede “la messa in produzione del giacimento Teodorico mediante l’installazione di una piattaforma denominata non presidiata, con perforazione di due pozzi di sviluppo, e la possibilità di perforarne ulteriori due con completamenti in sand control e posa di due sealine di collegamento tra la piattaforma Teodorico e l’esistente piattaforma Eni Naomi Pandora”.
Recentemente il ministro Cingolani ha detto: “Ho preso atto delle valutazioni di impatto ambientale completate e non c’era ragione di tenere gli atti avviati nel cassetto”. Se non avesse agito avrebbe fatto omissione di atti d’ufficio. Ma la stessa Provincia, nel decreto per il ricorso al Tar, sottolinea che: “In sede partecipativa, all’interno del procedimento di Via, la Regione Veneto e vari enti locali, tra cui l’ente parco Delta del Po e il Consorzio di Bonifica avevano espresso contrarietà al progetto in considerazione dell’inadeguata valutazione dei rischi legati alla subsidenza”. Nonostante tutto il ministero, il 29 marzo scorso, ha dato il suo ok.