Il Sultano Erdogan ha mantenuto le promesse e ha fatto quel che mezzo mondo temeva. L’antichissima, mitica Basilica di Hagia Sophia, a Istanbul, da museo tornerà ad essere una moschea, ospitando, già dalla prossima settimana, la prima preghiera musulmana.
Corsi e ricorsi storici, si potrà obiettare. Del resto, da quando era stata costruita – nel VI secolo, dal basileus Giustiniano il Grande – di peripezie ne aveva dovute passare.
È noto, infatti, che nel 1453 sia stata trasformata in moschea a seguito della conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani. Meno risaputa, è invece un’altra umiliazione che la “povera” Basilica aveva già dovuto subire. Nel 1204, anno dell’infausta Quarta Crociata. Quando il mondo occidentale e cattolico scelse di prendersela con i “fratelli” ortodossi, piuttosto che coi musulmani. E Costantinopoli fu messa a ferro e fuoco. Il sacco fu talmente violento e brutale che, si dice, la Città non si riprese mai più veramente; e da quel momento iniziò il lento declino che ebbe il compimento finale con l’invasione turca.
In occasione di questa crociata anomala, orchestrata abilmente da Venezia, Santa Sofia divenne addirittura, seppur per breve tempo, una chiesa cattolica. Difficile pensare qualcosa di peggiore per i “romani d’Oriente”, come (legittimamente) si consideravano i Bizantini. A seguito del grande Scisma del 1054, il mondo cristiano si era, infatti, definitivamente spaccato. La pretesa da parte papale, e quindi cattolica, di imporre la sua autorità su tutte le Chiese orientali, insieme ad importanti dispute teologiche relative alla promanazione dello Spirito Santo – solo attraverso il Padre per gli Ortodossi, anche attraverso il Figlio per i Cattolici – accesero lo scontro religioso che, presto, giustificò quello bellico.
Assaggiata la misericordia cattolica, “meglio il turbante del Turco che la tiara del Papa” si ripeteva a Costantinopoli, all’approssimarsi della sconfitta per mano ottomana. Ed effettivamente, una volta terminati i giorni dei saccheggi e dei massacri – tipici dei conquistatori, specialmente se provenienti dall’Asia centrale – i nuovi dominatori lasciarono discrete libertà di culto ed espressione alle minoranze religiose. Come accadeva, del resto, in ogni provincia dell’Impero.
Ad Hagia Sophia andò relativamente bene: subì devastazioni ma non eccessive. I musulmani rimasero sbigottiti dalla sua imponenza e bellezza.
Divenne così Aya Sofya; e tale restò sino al 1935. Quando Atatürk, padre della Turchia moderna, la trasformo in museo. E così la ricordano tutti quelli che in epoca recente l’hanno visitata. Magnifica e libera. Adorna di una sobria presenza islamica che non intaccava eccessivamente i fasti romani e ortodossi.