L’Europa, di fronte all’emergenza Covid, non chiude le frontiere, ma propone la creazione di una nuova zona di rischio, per identificare e contenere i focolai che, a discrimine di chi non è stato chiarito, sono considerati i più pericolosi. Ecco che la geografia dell’Eurozona viene quindi ridefinita, colorandosi di un inquietante rosso scuro, che rappresenta la massima allerta.
La paura adesso è legata al diffusione di nuove varianti, che non è un segreto, preoccupano anche gli ambienti medici, dato che non è certo che il vaccino riesca a contrastarle in modo efficace, con il rischio di una nuova ondata di epidemia virale. I Ventisette sono alla ricerca di un equilibrio tra disincentivi ai viaggi tra i Paesi membri e al tempo stesso la tutela del mercato unico e della libera circolazione.
E così il 21 gennaio, i capi di Stato e di governo dell’Unione hanno tenuto una riunione in teleconferenza, per parlare delle misure da adottare: “Siamo convinti che le frontiere debbano rimanere aperte – ha detto dopo l’incontro il presidente del Consiglio europeo Charles Michel –. Al tempo stesso siamo anche convinti che ci possa essere una stretta ai viaggi non essenziali, in uno spirito di cooperazione e di coordinamento”.
In questo senso, durante la conferenza stampa, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha proposto di creare una quarta zona nell’Unione europea per i paesi dove l’epidemia è più grave, da aggiungere alle zone verdi, arancioni e rosse. Dalle zone di colore rosso scuro, i test sarebbero obbligatori alla partenza e la quarantena sarebbe necessaria all’arrivo.
