Un figlio non riconosciuto può avere una quota dell’eredità? Cosa prevede la legge in questi casi

Un figlio non riconosciuto può avere una quota dell’eredità? La questione è complessa, ma vediamo insieme cosa dice la legge a riguardo.

Notaio
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Quando si parla di soldi, si parla sempre di questioni complicate. In particolar modo, quando si parla di eredità e di figli non riconosciuti. Nello specifico, viene da chiedersi se un figlio non riconosciuto ha diritto ad una parte dell’eredità legittima che spetta, solitamente, ai figli del defunto. Ecco cosa dice la legge.

Un figlio non riconosciuto può avere una quota dell’eredità?

La legge italiana, parlando di eredità, specifica che una parte di essa deve andare, per diritto irrevocabile, agli eredi legittimi del defunto, anche in presenza di un testamento che affermi altrimenti. Questa quota si chiama proprio legittima, e riguarda i parenti più stretti, come coniugi, figli e a volte anche i genitori. Se non ci sono coniugi e c’è un solo figlio, gli spetta il 50% del patrimonio, mentre se ci sono due o più figli, a loro spettano i due terzi del patrimonio, da dividere in parti uguali.

Se ai figli si aggiunge anche il coniuge, a questo spetta un terzo del patrimonio (nel primo caso) oppure il 25% (nel secondo caso). Cosa succede però, se a questo quadro si aggiunge un figlio non riconosciuto? Come prevedibile, la situazione si complica. Infatti, a prescindere che i figli siano o meno nati all’interno della stessa relazione, quando questi vengono riconosciuti, a livello di legge sono esattamente uguali. Come ci si comporta però con i figli che non sono stati riconosciuti?

Legittimazione passiva

Legittimazione passiva
Legittimazione passiva

Secondo la legge, a loro non spetta nessuna legittima. Infatti, non avendo diritti successori, un figlio non riconosciuto non ha diritto nemmeno al patrimonio ereditario. In questo caso però, non tutto è perduto, e il figlio può ottenere il riconoscimento anche dopo il decesso del genitore, attraverso un’azione giudiziale ai sensi dell’art. 276 del Codice Civile. Ovviamente, non essendo più in vita il genitore, quest’azione va attuata nei confronti degli eredi del defunto.

Visto che azioni di questo tipo non sono rare in determinate sfere, per riuscire a ottenere il riconoscimento, bisogna dimostrare di essere realmente figli del defunto. Se il giudice si pronuncia a favore del figlio, questo entra a tutti gli effetti a far parte della lista degli eredi legittimi, e riceverà la sua quota di patrimonio proprio come tutti gli altri. Quello che è importante specificare, è che la legittimazione passiva non ha prescrizione, e quindi è retroattiva. Inoltre, può essere contraddetta, ma anche in questo caso, servono prove a sostegno della tesi.

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